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Per un'anima bieca che, simile ad un vaso fetido ove si corrompe anche la rugiada che vi caschi, convertiva in occasioni di scelleraggine fino i più soavi affetti, non domandate se questa fu profonda, immedicabile ferita. Nol rimorse la propria colpa: solo vide l'orgoglio suo oltraggiato, il contaminato onor suo: la sete di vendetta, che gi

La controversia letteraria si convertiva in politica: bastava mutare alcune parole per avvedersene. Erano guerricciuole, zuffe di bersaglieri sul limite di due campi. Per noi l'indipendenza in fatto di Letteratura non era se non il primo passo a ben altra indipendenza: una chiamata ai giovani perchè ispirassero la loro alla vita segreta che fermentava giù giù nelle viscere dell'Italia.

Una moltitudine di sensazioni involontarie, spontanee, inconscienti, istintive componeva la mia esistenza reale. Tra l'esterno e l'interno si stabiliva un giuoco di minime azioni e di minime reazioni istantanee che fremevano in infinite ripercussioni; e ciascuna di queste ripercussioni incalcolabili si convertiva in un fenomeno psichico stupendo.

Mentre che questi casi accadevano nel palazzo reale di Manfredi, il Conte Rinaldo di Caserta, raccolti a notturna congrega tutti i Baroni congiurati, esponeva loro con ammirabile chiarezza le cose fino a quel punto a buon termine condotte, e le altre che disegnava imprendere, affinchè potessero pervenire allo scopo desiderato. Tutto ciò che per lo innanzi abbiamo riferito del Conte della Cerra non era avvenuto senza ch'ei lo sapesse, ma, od occupato più strettamente di prima presso Manfredi, o per alterezza d'indole, aborrente dalle minuzie che ogni opera per quanto grande suole mai sempre strascinarsi dietro, ne lasciava lo incarico a costui: ed è qui che bisogna aguzzare l'intelletto per ben distinguere l'animo di questi due Conti, perché Rinaldo di Aquino fu gentile Cavaliere, e cortese operatore di ogni azione onorata; la sete terribile della vendetta convertiva in malvagie le sue belle qualit

La Germania è fertilissima ancora di metalli, e l'imperadore delle sole miniere delle cittá montane in Ongheria, del 1657, ch'io le visitai, ne traeva d'ordinario 2000 tálari al giorno netti dalle spese, oltre all'oro, che in somma considerabile d'ongari si convertiva; e l'uno e l'altro, battuti nella zecca di Cremnitz, una volta o due al mese, sino a Vienna si mandava.