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<<Vivo son io, e caro esser ti puote>>, fu mia risposta, <<se dimandi fama, ch'io metta il nome tuo tra l'altre note>>. Ed elli a me: <<Del contrario ho io brama. Levati quinci e non mi dar piu` lagna, che' mal sai lusingar per questa lama!>>. Allor lo presi per la cuticagna, e dissi: <<El converra` che tu ti nomi, o che capel qui su` non ti rimagna>>.

Attento si fermo` com'uom ch'ascolta; che' l'occhio nol potea menare a lunga per l'aere nero e per la nebbia folta. <<Pur a noi converra` vincer la punga>>, comincio` el, <<se non... Tal ne s'offerse. Oh quanto tarda a me ch'altri qui giunga!>>. I' vidi ben si` com'ei ricoperse lo cominciar con l'altro che poi venne, che fur parole a le prime diverse;

E, non facendolo, stanno in pena: perché alcuna volta si converrá pur che 'l sovenga, o per forza o per amore, o per infermitá corporale o per infermitá spirituale che egli s'abbi; sovenendolo, el soviene con pena, con tedio di mente e stimolo di coscienzia, e diventa incomportabile a e ad altrui.

Il marchese Terigi a que' fa vezzi, perché l'ignobiltá cerca aderenze; far gli faceva di rinfreschi mezzi, per turar ne' lor sen le maldicenze. Ma converrá che alfin si scandalezzi, o ch'egli abbia duemila pazienze; ché tutte le finezze fien mal spese, e rideranno a lungo del marchese. Ecco una dama con belletto e nèi, di settant'anni.

Subbito che tu e gli altri servi miei avarete, per lo modo decto, cognosciuta la mia veritá, vi converrá sostenere infine a la morte le molte tribolazioni e ingiurie e rimprovèri in decto e in facto per gloria e loda del nome mio. che tu portarai e patirai pene.

Se Cristo in terra el fa, fa el debito suo; e se non el fa, non sará impunito questo peccato, quando li converrá rendere ragione dinanzi a me delle sue pecorelle. Credemi, figliuola mia, che oggi egli non si fa, e però è venuta la Chiesa mia in tanti difecti e abominazioni.

Attento si fermo` com'uom ch'ascolta; che' l'occhio nol potea menare a lunga per l'aere nero e per la nebbia folta. <<Pur a noi converra` vincer la punga>>, comincio` el, <<se non... Tal ne s'offerse. Oh quanto tarda a me ch'altri qui giunga!>>. I' vidi ben si` com'ei ricoperse lo cominciar con l'altro che poi venne, che fur parole a le prime diverse;

<<Vivo son io, e caro esser ti puote>>, fu mia risposta, <<se dimandi fama, ch'io metta il nome tuo tra l'altre note>>. Ed elli a me: <<Del contrario ho io brama. Levati quinci e non mi dar piu` lagna, che' mal sai lusingar per questa lama!>>. Allor lo presi per la cuticagna, e dissi: <<El converra` che tu ti nomi, o che capel qui su` non ti rimagna>>.

Don Guottibuossi pur la zucca prostra due o tre volte e sta mortificato, e poiché fino al finocchio ha consunto, gli parve allor di ragionare il punto. E disse: In coscienza questa dama può dir s'io feci a lei parola alcuna; ma veggio alfin che odiato è chi piú ama, e converrá ch'io cerchi altra fortuna.

Di Filinor Terigi è in gelosia. Questo mi basta. Io t'ho inteso. Va' via. Gano levossi, e: Il ciel vi benedica, vi lascio con la grazia del Signore disse partendo. Or converrá ch'io dica del marchese Terigi senza core, che tra il martello e l'amor per l'amica se gli era liquefatto in un favore. Dopo la notte della ricreazione era smagrato trenta libbre buone.