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Per questo la tassa sul macinato, trovata troppo pesante dai contribuenti, riesce troppo mite per gli asini, che lascerebbero volentieri al mulino, per conto dell'erario, una dose maggiore di farina... ed anche il mugnaio per giunta.

«C'è il tuo lettino. Vi metterò le lenzuola di bucato, profumate di spiganardo». «Ma chi va a letto senza cena, tutta la notte si dimena. I miei compagni sono andati al banchetto del quale il Sindaco si fa onore alle spese dei contribuenti; io no: ho voluto venir qua da te. Che mi dai?». «Oh poveretta me! Non ho se non un po' di pane stantìo e del cacio di pecora. E come si fa?

Donde tanta grazia d’involontarî contribuenti nel quartiere dei pescatori della Kalsa? È chiaro: dal maggior numero di signori che vi abitavano. Capitolo XIII. Una barbara parola recente, assenteismo, risponde alla inveterata abitudine di certi signori, di stare lontani dalle terre o dalle tenute di loro propriet

Finalmente abbiate la diligenza di assicurare ben bene lo strumento sopra il cavalletto, e di collocarlo rasente il muro, affinchè, mentre voi siete nella bottega a raccogliere le offerte, non abbiano i passanti a gettarlo per terra come ingombro del marciapiede. Prendete il piattello di latta che si porge ai benevoli contribuenti, e mettetelo in tasca.

Le amministrazioni comunali e provinciali d'Italia e particolarmente della Sicilia somministrano le prove più evidenti della sopraffazione di una classe a danno di un'altra, dei favoritismi, delle camorre, delle opere irrisoriamente dette pubbliche, ma che servono a benefizio di pochi, delle imposte fatte pagare di preferenza ai contribuenti appartenenti al partito vinto, delle imposte che gravano maggiormente sui consumi necessarî e sulle classi meno agiate e il cui prodotto serve per il teatro, per i ginnasî, per le passeggiate, per i giardini pubblici, per tutto ciò che diverte o giova ai ricchi o ai meno disagiati.

Le riforme tributarie, intese ad alleviare la sorte dei contribuenti e che sono le più urgenti e quelle economico-sociali sopraccennate, presuppongono bilanci dello Stato e dei Comuni in condizioni tali da potere sopportare le prime; capitali a disposizione dello Stato e dei Comuni e dei privati per eseguire le seconde.

Poi, un bel giorno, la Ricevitoria sloggiò; sloggiarono, rimossi in fretta e furia, i cancelletti di legno dai bastoni unti dalle mani dei poveri contribuenti, sloggiarono i gravi registri che chiudono tanti segreti di ristrettezze e di privazioni, sloggiò un cassiere malinconico insieme ad un piccolo gatto grigiastro, il quale annusava specie le gambe dei salumai che venivano a pagare.

L'onorevole arrivò pochi giorni dopo, e parlò Dio glielo perdoni! due ore e mezzo filate, senza arrestarsi un momento per rinfrescarsi le labbra, scaraventando cifre dietro cifre su la faccia stupita degli elettori, che non ne capivano niente; magnificando il suo sistema, che avrebbe risanato, in un batter d'occhio, le finanze dello Stato, reso fiorenti le industrie, rigogliosa l'agricoltura, rigurgitanti le tasche dei contribuenti; i quali, se si fosse adottato il suo sistema, avrebbero pagato così allegramente le tasse, da prendere pel collo gli esattori perchè ricevessero il danaro!

Sono truppe di buoi, che pagati quale tributo, si spediscono ai mercati o alle province per ricompensa, vendita, dono od altro; sono soldati licenziati che se ne vanno ai villaggi loro assegnati per farvisi mantenere, o che fanno ritorno alle case loro; sono contribuenti che tornano coi somari, muli o cavalli vuoti dopo aver pagato le imposte, sono capi di villaggi che furono dal re per presentare omaggi o reclami, sono gente fortunata che torna libera da un giudizio reale.