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E continuavo a ripetere queste parole: «Quanto tempo che non vi vedo, Max!» e studiavo in esse l'intonazione della sua voce. Dove e quando mi avrebbe salutato così, dacchè non dovevo più vederla? Non ne sapevo nulla, ma udivo quelle parole, e mi scendevano al cuore; e le ripetevo con tale insistenza che ne ero sbalordito, ed il capo mi pesava come dopo un'emicrania.

E continuavo: Soto el ponte de Rialto fermaremo la barcheta, O Venezia benedeta, no te voglio più lassar... Avessi veduto com'ella rallentava il passo, per sentire! A un tratto eccotela che mi s'accosta al letto, con le lacrime agli occhi, con la faccia bianca bianca, stravolta, la bocca tremante Lei non canti m'ha detto con malo modo qui non si canta. La prego di smettere. Questo è uno spedale!

Io continuavo a dire: Voi volete bene o all'uno o all'altro, non è vero? Dunque, ditelo. A chi volete bene? Al carrettiere? Al beccaio?... Ella rispose, semplicemente: A nessuno dei due, padrone... La guardai. Rosa mi guardò co' suoi grandi occhi azzurri e poi li chinò, e arrossì, e tacque... Il mio amico Cataldo s'interruppe un'altra volta.

« Guarii, ma continuavo a sentire a quando a quando quella puntura al cuore; qualche volta avevo violente palpitazioni. Poi tutto passava, ed io non ci badavo punto.

Rivivevo quel lembo di vita, in sensazione reale e profonda; e continuavo, continuavo a rivivere, giungevo alla mattina della prima levata, alla mattina terribile. Riudivo la voce ridente e interrotta; rivedevo il gesto dell'offerta, e lei stesa nella poltrona dopo il colpo improvviso, e il séguito. Perché la mia anima non poteva più distaccare da quelle imagini?

Non osando trarla dalle sue fantasticherie, non osando quasi rispondere al mio stesso affanno per timore di palesarlo, io continuavo a tenere le mie mani nelle sue senza dir motto, e a contemplare melanconicamente le sembianze disfatte del suo volto." "Ritornata a casa si sentì debole e si rimise a letto.

«Intanto, sebbene non piangessi più, continuavo a starmene nello stesso atteggiamento, col volto nascosto. Quando si è piantato qualcuno in asso per andare a piangere dispettosamente in un canto, non è così facile asciugarsi gli occhi e tornare a dirgli tranquillamente: «Eccomi, ho finito» a rischio di sentirsi ridere in volto.