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Il signor Ezio mi ha raccomandato di consegnarla subito stasera, ma c'è voluto del bello a trovare il Pioppino con questo buio. Qualche cosa di male? Ho paura di . È partito, credo per la Svizzera. A Tremezzo si dice si abbia a battere in duello. Venite dentro. No, torno subito, mentre son gi

Ecco! avevo una lettera fin da ieri mattina, per consegnarla a Vossignoria; ma Ella è stata sempre fuori; alla sera poi tutti que' bravi signori, amici di Vossignoria, mi hanno fatto alzare il gomito un po' troppo. Lo sciampagna non è acqua.... ed io, oltre a quello che mi mettevano nel bicchiere, ho trincato anche quello che Vossignoria non voleva mai bere.

E devo consegnarla ancora? Legga. Giusto lesse in silenzio. Nina scriveva che dalle visite frequenti e lunghe aveva avuto tutto l'agio d'intendere che Gerolamo non potrebbe mai dare la felicit

Per altro, pensandoci bene, era stato un grande amore, quello della marchesa Polissena! E un grande rammarico era stato il suo, per l'esilio di Gino Malatesti da Modena! Bel modo, poi, di passargli daccanto, senza fermarsi mezz'ora, senza pur chiedere se fosse morto o vivo! Vedete un po' che strano contrasto, e un mese dopo i più terribili ardori, dopo i più solenni giuramenti di un amore eterno! Si sa, di eterno non c'è che la nostra sciocchezza, nel mondo; ma si vorrebbe almeno che certi aggettivi, come sono usati sinceramente, a significare la forza della passione, così non fossero dimenticati troppo presto. Non si salvano dunque neppure le apparenze? Morta la virtù, non c'è neanche più ipocrisia? Ecco qua la bella e ardente Polissena della fuga di Torino, che passava tranquillamente in vettura di posta da Pievepelago, vedendo lassù, dalla parte del Cimone, biancheggiare a mezza costa le case di Querciola, e non aveva nemmeno un pensiero per il povero confinato. Un servitore della signora marchesa poteva avere in tasca una lettera per Gino Malatesti, e ricordarsi di consegnarla a qualcheduno, che gliela facesse ricapitare. Lei, frattanto, passava di l

Se non è in casa, aspettate che ritorni; ma non dovete consegnarla che nelle sue mani. Rimasta sola nuovamente. Maria raccolse le carte, le buste, le penne sparse sullo scrittoio, e le richiuse in una piccola scatoletta intarsiata.

Ma il posticino rimase vuoto, perchè Bebè, lungi dal mostrarsi degna dell'altissimo onore, seguitò a far capricci, e fu forza consegnarla all'Irene che se la portasse via. In luogo di Bebè c'era Bardelli a cui Alberto tra un boccone e l'altro e sfogliando lettere e giornali seguitava a chieder notizie e a dar commissioni. L'assistente prendeva ogni tanto una nota sul taccuino.

Mi aveva dunque consegnato una epistola elegantemente scritta per la sua bella, raccomandandomi di non consegnarla all'amica in presenza di suo fratello prete, ma con ogni segretezza. Appena sceso all'albergo, mi recai alla casa indicatami: la bella e graziosa fanciulla stava appunto alla finestra.