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Toccando il fondo della valle, dove colossali pioppi congiunti da una folta siepe fiancheggiano le chiare acque del fiume, passando lo stretto ponticello che le cavalca, la solitaria cittadetta mi parve meno triste, e pensai che vi si potrebbe nasconder bene, secondo il precetto antico, una vita felice. Mi congedai dal mio compagno sulla porta dell'Aquila Nera, dove mi aspettava il mio bagaglio.

Adesso l'anima sua non era più del tutto chiusa; gliela potei vedere in fondo agli occhi mentre diceva: Dove mi ha udita? Questo non importa molto risposi. Solo mi rincresceva che una parola indifferente fosse presa per una parola sciocca. Adesso scusi, la lascio disegnare in pace. Mi congedai così, sentendo il mio vantaggio e non volendo perderlo.

Prima di scendere a terra, mi congedai dal capitano che doveva proseguire il suo viaggio per Marsiglia, salutai il nostromo e i passeggieri, dicendo a tutti che sarei arrivato a Valenza proprio il giorno che ci doveva arrivare il bastimento, e che perciò mi sarei imbarcato di nuovo con loro per andare a Barcellona e a Marsiglia; e il capitano mi disse: L'aspettiamo, e il cameriere mi promise che m'avrebbe serbato il posto.

Il convento possiede una piccola biblioteca e vi sono dei frati che si dedicano a studi severi, ma in generale lo studio non è troppo coltivato in quel deserto. Me ne persuasi conversando col bibliotecario mentre passeggiavamo insieme nel grande cortile, e vedendo che le mie domande ponevano nell'imbarazzo quel bravo uomo stimai conveniente di non seguitare quel discorso. Mi congedai da lui e mi sedetti in uno dei cortili osservando le figure dei monaci che passeggiavano. Essi apparivano veramente maestosi nelle loro tonache bianche come la neve. Mi sorprese il vedere che non portavano barba, capelli poichè ogni mese si fanno radere due volte anche la testa lasciando solo una corona di capelli. Soltanto i laici portano una lunga barba come i frati cappuccini. Vi sono molti gradi fra i monaci, simili a quelli dei mistici seguaci di Pitagora. Non vidi i frati più elevati in grado perchè erano nelle loro celle. Il silenzio nel quale si racchiudono, può esser considerato come il sacrifizio supremo a cui possa giungere il fanatismo umano spinto dalla religione. Rinunciando alla parola, la chiave della vita e delle cose, essi confinano l'anima in una quiete quasi spaventosa che equivale ad una completa cecit

Intanto era venuta l'ora della seconda distribuzione postale e mi congedai dal mio compagno, che volle ci scambiassimo le nostre carte di visita. Trasalii leggendo sulla sua: Dr. STEPHAN TOPLER. Non ero sicuro se fosse un prete o no; ma che fosse il fidanzato non era possibile! La lettera di miss Yves mi aspettava all'albergo. È la sola che non ho conservata.

Mi congedai dalla bella Ascolana, promettendole sarei tornato a farle visita prima di notte, onde intendermi con lei per l'esecuzione de' nostri progetti. Il Birecchi esitava a seguirmi, ma l'Ascolana con un sorriso misto di dolcezza e d'ironia: Signore, gli disse, io aveva bisogno del medico; per oggi posso dispensarmi dal cavadenti.

Mi congedai in fretta e corsi all'Hôtel Krass, dove avevo bisogno di parecchie ore per disporre le cose mie.

Promisi al signor Treuberg di ritornare presto per riverire madama, e mi congedai portando meco l'ultimo sguardo di Violet, uno sguardo appassionato e triste in cui mi si abbandonava tutta per un lampo e mi ripeteva insieme: Non può essere, non può essere! Vissi fino all'indomani mattina come un malato di terzana ardente che lavora con la torbida fantasia e non sa bene se goda o se soffra.

Mi congedai presto, ho detto, perchè gi

Promisi alla signora che almeno per alcuni giorni non mi sarei fatto vedere a Norimberga e, ringraziatala, mi congedai. Corsi subito a casa per scrivere a miss Yves. Non ho ritrovato questa lettera, ch'era uno scoppio di gioia e un assalto agli ultimi ostacoli che dividevano Violet da me.