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Ieri cominciò il mio amico al dopopranzo suor Carmelina m'ha fatto presente d'una manata di confetti. Abbiamo chiacchierato a lungo; lo spedale s'era messo a dormire Dove se ne va, ora che è guarito? Me ne vado a Venezia le ho risposto vado a rivedere mio pap

E ogni momento tirava fuori di sotto al lettuccio la scatola di mostarda senza coperchio, dove c'erano riposti i confetti che le avevano regalato in principio, e tutto ciò ch'essa aveva potuto raccattare giorno per giorno, spazzando le camere, e che pensava di portare a Menico «quando fosse ritornata al paese». Erano le scatolette vuote dei cerini, i rocchetti del cotone, le capocchie di vetro degli spilli rotti, i vasettini delle pomate, senza il turacciolo, e in fine un mazzo di carte vecchie, al quale non mancavano altro che il tre di denari e il fante di spade.

Il centro, la parrocchia, raccoglie appena intorno a tre o quattro fuochi: quello del parroco, la casa comunale, la scuola, spesso un albergo, qualche volta il tabaccaio che smercia pane, droghe, fettuccie, carta, chiodi, olio di ricino e confetti. Il resto del villaggio è sminuzzato in tanti casali di due o tre fuochi, dove al solito dimorano i diversi rami di una stessa famiglia.

La signora Maddalena non poteva immaginarsi che quelle dodici lirette erano state rosicchiate in tanti confetti dai candidi dentini di mademoiselle Fanny. Dovrò partire, quando? demandò il giovanotto, che voleva finirla; anche per trovarsi solo ed essere padrone del suo dolore, per sfogarsi, per piangere. Partirete... quando avrò la risposta del Rosasco: gli scrivo subito. Andate.

Dirò prima che l'attenzione degli astanti era stata richiamata sulla cassettina dal vedere Isolina che vi rimestava colle mani, e ne traeva della crusca, ponendola di mano in mano sul piatto assieme ai confetti. Il segretario lesse dunque, anzi declamò: «A Gaspare Carpigna, lettera dell'altro mondo».

Lei pareva morisse de dolore; S'era ridotta un osso; era spedita... E si la vedi mo, te pare un fiore. E jeri venne qui tutta vestita De festa, e dice: A voi, sor Sarvatore, Ve porto sti confetti. Se marita? Sposa domani un antro muratore. Te capacita? Dopo tante doje... E poi, no pe' di' male, Dio ne guardi! Ma ar morto, lei, lo sai?, nun j'era moje. Nun j'era moje? E er fio?

23 E poi che di confetti e di buon vini di nuovo fatti fur debiti inviti, e partir gli altri riverenti e chini, ed alle stanze lor tutti sono iti; Ruggiero entrò ne' profumati lini che pareano di man d'Aracne usciti, tenendo tuttavia l'orecchie attente, s'ancora venir la bella donna sente.

Me ne accorgo; per questo non te ne ho riparlato più. Sei tu ora... Mi sfogo con te che mi conosci meglio degli altri, che comprendi, e non sei sciocco da ripetermi come gli altri: Questi confetti, quando?

Oe, gridò il caporale, da quando in qua cane mangia carne di cane?... Fin qui credeva, che dai confetti di piombo e dalle nozze di canapa in fuori non avessimo a correre altri pericoli...

I cavalli andavano di gran trotto, le donne, strette al braccio dei loro compagni, gettavano confetti ai ragazzi della via, le trine sventolavano, i caschi mandavan lampi. Il corteo s'allontanò e disparve come una cavalcata fantastica in mezzo a un frastuono di risa, di schiocchi e di voci festose.