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La signora di Motteville riporta questo tratto caratteristico riguardante la moglie di Enrico di Condè: «Io le ho udito dire, un giorno che ella motteggiava con la regina sulle sue passate avventure, parlando del cardinale Pamfilo divenuto papa, che rimpiangeva che il cardinale Bentivoglio, suo intimo, non fosse stato eletto lui, per potersi ella vantare di aver avuto amanti di tutte le condizioni: Papi, re, principi, cardinali, duchi, marescialli di Francia e gentiluomini

ALTILIA. Vi faremo ragione. SPAGNOLO. Quiero contar la jornada que havemos hecho en Flandes con el conde Mauricio. GIACOMINO. Non vogliamo udir cose malenconiche di guerre e occisioni, ma di amore e di piacere. Cappio, dágli del pane. CAPPIO. Eccoti del pane; e come hai mangiato e bevuto, vanne via. SPAGNOLO. Mi señora, quiero hacerte un bríndis. ALTILIA. Vi faremo ragione.

Il duca di Vendôme viveva all’armata nella corruzione la più immonda, con i suoi familiari ed i suoi favoriti, senza arrossire dei suoi cattivi costumi e senza aver il pudore di nasconderli. Il gran Condè ebbe ugualmente a subire l’influenza perniciosa dell’esempio; essendo andato all’armata, ai tempi dei suoi amori con la signorina di Epernon «vi contrasse altri gusti

Per quattro fianco destro, avanti marchs! E mettendoci alla peggio per quattro, escimmo dalla stazione dietro all'ardente condottiero, infilammo il viale dei Platani che vi conduce, e passando di sotto all'Arco che fu inalzato ad onore dello strenuisissimo Principe di Condè, entrammo nel capoluogo delle Côte d'Or.

Arrivati appena nella rue Condé, via principale della citt

Lo stesso re, avendo gettate le mire sulla signorina di Moret, credette regolare di domandarne la mano... sinistra alla principessa di Condè che l’aveva educata, e di discutere con lei le condizioni di tale mercato. La principessa dopo aver accettato, chiese solo che si fosse maritata la sua pupilla in figura.

Era sempre così; una lotta continua, un ricambiarsi perpetuo d'impertinenze, che ci facevano godere amenissime scene: Miquelf non sapeva l'Italiano, il Ricci non conosceva neanche di vista il Francese, per cui noi si rideva e le cose del deposito andavano a vanvera. Dopo essermi assicurato che nulla di nuovo eravi al quartier generale, lasciai il mio tenente, e presi la Rue Condè.

Anco il principe di Condè si legge, che in Ispagna quando i suoi si accinsero a salire su la breccia di Leira fece sonare i violini: queste jattanze non invidinsi ai Galli; devono gl'Italiani affrontare la morte da eroi, non irriderla come giullari.

Nessuno trovava a ridire a questi scandali. Non si vide forse alla morte di Gabriella d’Estrèe, Enrico IV ricevere le condoglianze del corpo diplomatico e quelle del parlamento di Parigi? Non si vide forse ancora, dice Sully, il presidente Jeansein consigliare Enrico IV a mettere in carcere il principe di Condè, il quale voleva sottrarre sua moglie alle ossessioni del re.

La Francia e l'Inghilterra si alleano per conquistare l'Olanda. Per quale ragione? Non ci sono ragioni. Agli Stati Generali che domandano un perchè, i ministri del re di Francia rispondono allegando delle impertinenze di gazzette e una medaglia coniata in Olanda con un'iscrizione irriverente per Luigi XIV. Il re d'Inghilterra, dal canto suo, adduce a pretesto un quadro nel quale son rappresentati dei vascelli inglesi catturati ed arsi, e il non aver la flotta delle Provincie-Unite salutato un bastimento inglese. Si spendono cinquanta milioni di lire in apparecchi da guerra. La Francia mette in mare trenta vascelli carichi di cannoni, l'Inghilterra raduna una flotta di cento vele. All'esercito francese forte di centomila soldati, disciplinato, agguerrito e accompagnato da un'artiglieria formidabile, si unisce l'esercito del vescovo di Munster e dell'Elettor di Colonia, forte di ventimila spade. I generali si chiamano Condé, Turenna, Vauban, Lussemburgo; il ministro Louvois presiede allo stato maggiore; lo storico Pélisson lo segue coll'incarico di scrivere le gesta; Luigi XIV, il più gran re del secolo, circondato dalla sua splendida Casa, scortato, come un monarca asiatico, da una falange di gentiluomini, di cadetti, di svizzeri impennacchiati, inargentati e dorati, accompagna l'esercito. Tutta questa forza e questa grandezza, che schiaccerebbe un immenso impero, minaccia un piccolo paese abbandonato da tutti, non difeso che da venticinque mila soldati e da un Principe di ventidue anni, sprovveduto di munizioni da guerra, lacerato dalle fazioni, infestato da traditori e da spie. La guerra è dichiarata, lo splendido esercito del gran Re intraprende la marcia trionfale, l'Europa lo segue. Luigi XIV, alla testa d'un esercito di trentamila soldati comandato dal Turenna, spande oro e favori lungo la via che gli si spiana dinanzi, come a un nume. Quattro citt