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Onde si vede che once 132 d'argento fino compartite in quarti, ed altretante compartite in quattrini o in altre sorti di monete, sono in grandissima disproporzione di valori tra esse sorti di monete, come in quella. E simil disordine aviene anco alle volte per l'oro ridotto in ducati o in scudi o in altre sorti di monete, con le quali si compra l'argento non coniato.

Per le cose suddette è da notare che chi avrá una libra di monete di undeci leghe, se bene esse saranno di vari valori da moneta a moneta, cioè di lire 12, di 6, di 3, di 2 o di una per ciascuna, averá once undeci d'argento fino, imperoché tutte saranno d'una finezza istessa; e chi averá una libra di sesini e di quattrini, quali tutti siano di due leghe, avrá parimente once due di fino argento, e cosí si dirá dell'altre sorti di monete di vari valori, compartite e fatte sotto una medesima finezza: e ciò si saprá, perché su esse vi saranno notate ed impresse le note contenute nel capitolo XXII. E si potrá anco tutto ciò in altro modo sapere; cioè, se si riceveranno monete di varie leghe o finezze, e si conteranno cosí miste e, riducendole in lire, si partiranno col numero 6, si troverá essere l'istesso.

Nella detta tavola si vede che once 132 di fino argento, compartite in quarti, si spendono per un valore; ed altretante, compartite in altre sorti di monete, mutano valore in grandissima disproporzione: che i cambi tra esse fatti non vengono veramente corrispondenti, avendo riguardo al loro fino.

E, quando anco non vi fossero stati, facea di bisogno ridurli in effetto sotto i detti certi e terminati valori, ancorché tutto ciò fosse paruto cosa di gran maraviglia alle genti per molte cagioni, e massimamente perché, quando si fossero tassate le monete, le quali fossero giá state fatte e compartite sotto maggiori o minori valori delli suddetti, cioè dell'oncia dell'oro e dell'argento, esse sarebbono poi riuscite di molti alterati o diminuiti valori, per conto del puro e del fino loro, ed a similitudine di tutto quello che si tratta nel capitolo VIII, sopra il peso di una libra piú greve o piú leggiera di quella di Bologna.

E parimente, quando fossero tassate e valutate sotto il detto peso leggiero, riuscirebbono in valore del doppio; come, per essempio, il detto quarto valerebbe soldi 66 denari 4, ed il simile sarebbe nelle monete che si facessero di nuovo sotto tali ordini; conciosiaché duplicherebbe il loro valore quando fossero fatte e compartite sotto il detto peso leggiero, e cosí si sminuirebbe anco nella metá quando fossero fatte sotto il peso greve, avendo però riguardo alli valori dell'oro e dell'argento usati nei presenti tempi.

Ed avvertire si dee non esser cosa necessaria che i danari siano fatti o rifatti per spenderli per i dati valori, nei quali siano comprese le fatture con tanta diversitade e disproporzione in essi compartite.

E se bene, per li tempi passati, e dopo che fu diviso il regno de' romani e che fu partito il mondo e sottoposto a diversi prencipi, in alcune cittadi e province siano state fatte le monete cosí d'oro come d'argento a spese di chi le ha fatto fare; nondimeno, perché non fûrno compartite e fatte con le ragioni fondate sopra la corrispondenza di uno per dodici e dodici per uno, cosí delli pesi come delli valori, e con gli ordini universali, ma particolari e differenti da un luogo all'altro, però anch'esse sono sempre state guaste e fose da una cittá all'altra e da una provincia all'altra, per rifarne altre, come a tutti è cosa manifesta.