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Nella situazione della contessa d'Arda, tra gli scrupoli morali e gli allettamenti della passione, cento mille donne s'uccidono. Aspettano. Col tempo s'accomodano a condizioni di vita che per un momento credettero insoffribili; vengono a patti con i loro scrupoli, trovano nell'altrui esempio una scusa, sperano nella redenzione futura. Tale è la condotta di tutte, di quasi tutte. Voi avete definito bene, fin dal primo momento, l'importanza di questa ragione. Ma per credere così, per sostenere che dopo l'ultima spiegazione con voi, dinanzi alla visione del male inevitabile, ella non si sia uccisa, dovete concedere che la vostra amica, che questa donna della quale decantate la grandezza dell'anima, che veramente m'è parsa, in queste sue confessioni e per le testimonianze di chi la conobbe, superiore a molte altre, dovete concedere, dico, che fosse invece come tutte le altre, anch'ella capace delle comode transazioni delle quali siamo spettatori quotidiani. È bensì vero: chi si uccide non d

Il giorno seguente facciamo sette buone ore di marcia attraverso pianure comode per le cavalcature, ma monotone per noi, e ci fermiamo al villaggio di Zembell

Sedemmo in ampie e comode poltrone coperte di cuoio davanti a una tavola tutta ingombra di carte geografiche, di disegni, di atlanti. Egli prese un Album e aprendolo: Volete vedere i miei schizzi a matita? Un centinaio di disegni sfilarono sotto i miei occhi colle linee vive dell'impressione côlta dal vero.

Ma anche se tutto è falso, tutto ciò non ci interessa, e poichè ho finito la prima parte del mio discorso con le parole di un poeta che ha avuto molte accuse e molti attacchi, e io che ho chiuso la prima parte del mio discorso rievocando quei versi, potrei adesso, avviandomi per il sentiero assai meno dilettoso di una più diretta interpretazione giuridica, dire al Marinetti che egli ha il diritto di dire come quel poeta: «No, sgualdrina non è perchè ricusa le comode bugie dell'ideale... No, sgualdrina non è la nostra musa...»

Io e Federici ritorniamo a Finalborgo. La «catena» era composta di noi due. Il vagone cellulare era nuovo e non puzzava di biacca. Le celle erano assai più comode delle altre del primo viaggio. I carabinieri non sembravano cattivi diavoli. I ferri erano noiosi, ma non ci pigiavano i polsi come le altre volte.

Doveva pensare lei al corredo di Lalla, dalla veste candida di raso seminata di fiori d'arancio, fino alle comode vestaglie della giovine mammina, fino alle camicie così civettuole e provocanti della notturna toeletta; camicie finissime, dalle trine e dai ricami trasparenti, con ricchi nastri o rosa o azzurri, sotto le quali Maria vedeva la sua figliuola bella, palpitante, abbandonarsi all'uomo che lei stessa le invidiava con una gelosia tremenda, sentendo nella propria carne che uno solo di quei baci sarebbe bastato a farla morire di piacere e di amore.

Aspettatemi un momento che vado per un certo affarettino; intanto affilate le orecchie. Ritornò quasi tosto e m'introdusse sotto il portichetto, dopo aver dato una girata di chiave alla bottega. Trovai due comode seggiole davanti a un piccolo tavolo dove ergevasi maestosa una pingue bottiglia di vino bianco fra due enormi bicchieri.

Le strade poi mi apparivano strette in un modo straordinario. Abituato alle ampie avenues dai doppi filari di alberi, quelle che passano qui per le vie più comode mi parevano calli veneziane. Il Po, l'Adige, il Tevere erano diventati per me fiumiciattoli dopo aver attraversato il Missouri e il Mississipì. Trovavo tutto piccolo, gretto, meschino, così negli uomini, come nelle cose.

Il volontariato non era in quel tempo permesso dalla legge che dopo i diciotto anni: inutile e folle intrapresa sarebbe stato il tentare: avesse pazienza, attendesse con calma. Che fa allora l’avventuroso, capace ad otto anni di definire la vita moderna «una passeggiata noiosa per strade troppo comode»?...

Le grida sediziose sono comode per fare condannare; e fanno condannare il povero Ciulla, per avere gridato in una via deserta di Monreale: Comprate i calendarî e il Siciliano! Egli era uno dei rivenditori del Siciliano; ma per sua disgrazia era inviso ad una certa guardia di pubblica sicurezza, che sentì il terribile grido e fece la denunzia.