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Disse delle nuove fabbriche per magazzini, che voleva far alzare; de' pozzi artesiani, che voleva fare scavare; e dopo una buona mezz'ora, concluse che i giardini non li dava più, li coltivava a conto proprio.

Era un capitale di trentamila lire investite nella casetta abitata dal signor Anselmo ed in un fondo che egli coltivava con ogni cura per cavarne il maggior frutto possibile. Nei piccoli paesi si vive con poco, e quel fondo e un altro dell'egual misura all'incirca, che il signor Dogliani prendeva in affitto, gli fornivano un'entrata magra, ma sufficiente per vivere co' suoi quattro figliuoli.

A sinistra del terrazzo, e verso le pianure della Linguadoca, eravi il gabinetto di Emilia, benissimo assortito di libri, di disegni, di strumenti musicali, di qualche garrullo uccelletto e di fiori i più ricercati; quivi, occupata nello studio delle belle arti, essa le coltivava con successo, giacchè molto convenivano al gusto ed al carattere di lei.

Finchè il possessore dei beklem-regt coltiva le sue terre egli stesso, il fitto ereditario non produce che buoni effetti. Cessano però questi buoni effetti dal punto che, valendosi del suo diritto di subafittare, egli cede ad un altro il diritto di usufruttare il podere per una data somma, colla quale continua a pagare il proprietario. In questo caso rinascono tutti gl'inconvenienti del sistema comune, colla differenza che qui il coltivatore deve mantenere due categorie di oziosi invece che una. Il subaffitto era rarissimo altre volte, poichè i prodotti della coltivazione bastavano appena a nutrire la famiglia del possessore del beklem-regt, quando questi coltivava egli stesso il podere. Ma dopo il rincaro di tutte le derrate alimentarie, e soprattutto dopo l'istituzione del commercio coll'Inghilterra, i guadagni sono abbastanza considerevoli, perchè il possessore del beklem-regt possa trovare un secondo fittaiuolo disposto a pagargli un fitto superiore alla rendita ch'egli deve fornire al proprietario; e per questo l'uso di subaffittare comincia a diffondersi, e diffondendosi maggiormente in avvenire, porter

Finita la guerra, Cantoni tornava alle delizie del suo campo non vasto, ma bastante alla sua esistenza, perchè lo coltivava con energica solerzia, perchè a Cantoni bastavano i frutti del suo sudore per soddisfare i propri bisogni. «Conformandosi alla propria condizione non si è mai poveri» questa era sentenza che egli aveva imparato dall'onesto suo padre e che giammai non dimenticava.

Uomini esperti in opera di canto e di stromenti armonici dilettavano l’animo del signore e della sua donna, serenavano le veglie, suscitavano gioia nei conviti. Un unguentario componeva profumi. Un monaco, che tra una gente d’Arabia aveva appreso ad usare le virtù dell’erbe, coltivava i semplici, e nei vegetali indigeni in vano cercava da tempo un succo che rompesse la sterilit

Gervasio, secondando il gusto dominante del padre si era dato con passione all’agricoltura e al giardinaggio. Coltivava dei bei fiori, ne faceva dei mazzi magnifici, e li presentava a sua madre nei giorni delle feste natalizie ed onomastiche. Piantava degli alberi nelle occasioni solenni, come modesti monumenti della vita domestica.

In un palazzo gentilizio, una cameriera coltivava le sue piantine di basilico dentro una gran coppa di Urbino che fu venduta, non è molto, per dodicimila lire.

Il pover'uomo possedeva un paio di campicelli ch'egli stesso coltivava, tralasciando nei giorni della semina e del raccolto dal fare il mestiere di sarto che gli dava da vivere.

Era costui un ortolano che coltivava il verziere ed il frutteto d'un vasto tenimento che un gran signore possedeva presso: si chiamava Matteo, era del paese ancor egli ed ammogliato eziandio, non aveva avuto che un figliuolo, e i ragazzi dell'una e dell'altra famiglia giuocavano insieme; e i parenti, come suole, immaginavano che, quando cresciuti, il figliuolo dell'ortolano avrebbe sposato la figliuola dell'agricoltore.