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CALONIDE. Io t'avea dato, figliuol, tempo tre giorni, ché potessi pensarvi bene; perché queste cose so come vanno e questo grande amore non dura sempre. Ma, poi ch'in te veggio cosí gran desiderio, non mi pare di poterti mancar; ma ben cognosco quanto sconvenga a te tôrre una donna poverina. CRISAULO. Queste son parole.

e vidi spirti per la fiamma andando; per ch'io guardava a loro e a' miei passi compartendo la vista a quando a quando. Appresso il fine ch'a quell'inno fassi, gridavano alto: 'Virum non cognosco'; indi ricominciavan l'inno bassi. Finitolo, anco gridavano: <<Al bosco si tenne Diana, ed Elice caccionne che di Venere avea sentito il tosco>>.

Mi fa ricordare quando la Mannarona uscia di casa. Deh! che possiate diventar civette! Guarda che furia! FILENO. Mi par di cognoscerlo: e non so dove mi possa aver visto questo birbon. FILOCRATE. Miseri a voi! Che vale a tal felicitade esser chiamati, se, a forza poi de lo stimul migliore, fate insieme mortal l'anima e 'l corpo come le bestie? FILENO. Certo, io lo cognosco; e non saprei dir come.

Questo può tutto; e di qui ciò ch'è al mondo è governato a' suoi debiti fini. Ché non penso, grinza come sono, che alcun mi rifiutasse. PILASTRINO. Sei in amore, ah? Eccomi. Piaci a me, vecchia crestosa. Posa in un punto giú quella catena, se non vuoi ch'io ti mandi il collo ai piedi. A chi dico io? ARTEMONA. Sta' fermo. Oimè meschina! Sai ben ch'io ti cognosco, Pilastrino. Lasciami stare.

Io desideravo che tu satisfacessi a la promessa la quale facesti a me; e tu desti molto piú, dando quello che io non sapevo adomandare. Unde io cognosco veramente in veritá che 'l cuore dell'uomo non sa tanto adimandare desiderare quanto tu piú dái; e cosí veggo che tu se' colui che se', infinito e etterno Bene, e noi siamo coloro che non siamo.

Dato è a me in sorte una piú acerba pena di quella che si dice ne l'inferno portar Tantalo ingordo: perché a lui il veder sol quel ch'ama è duro scempio e non ne poter tôr; ma quel che 'l gusta e poi gli è tolto e 'l vede son fatt'io. Ché ben cognosco che quella persona debbe esser che si aspetta che la sposi: ond'io resto a me scherno e al mondo gioco.

Ma cognosco or chiaro che tutto era a la mia futura vita amaro tòsco; perché, alfin, tai frutti si ricoglie di voi e di tai fiori tai fronde e rami suol vostra radice produr fra noi. Pianta empia, rea, mal nata! Che 'l ciel la sterpi. Ma di Giove l'ira a tanta iniquitá punire è tarda. Venga almen, poi, cosí grave e focosa che n'arda anca il terren con le radici.

FILOCRATE. Quando fia mai l'ora per me tanto felice che, legati d'eterno nodo, di tante fatiche e tanti stenti al fin mi sia concesso cogliere i dolci frutti? Aimè! ch'io temo, come mi cognosco al tutto indegno d'un tal tesor, che non mi sia negato da la mia sorte. CALONIDE. Lascia andar da canto queste tuoi leggerezze. Ora attendiamo che si dia fine.

In questo lume cognosco e rapresentami te, sommo e infinito Bene: Bene sopra ogni bene, Bene felice, Bene incomprensibile e Bene inextimabile. Bellezza sopra ogni bellezza; sapienzia sopra ogni sapienzia, anco tu se' essa sapienzia. Tu, cibo degli angeli, con fuoco d'amore ti se' dato agli uomini. Tu, vestimento che ricuopri ogni nuditá, pasci gli affamati nella dolcezza tua.

Oimè! ch'io ne so tante de queste cose e ne cognosco tanti di questi tali, per quel poco ch'io ci sono stata in questa terra, ch'io potrei, mentre che vo per la strada, aditargli e mostrar cosí: Ello n'è l'uno; ed ella l'altro, colá. E chi piú di questo sciagurato del mio patrone meritaria che la moglie gli facessi vergogna?