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Una ragazzina gli dice: «O dilettissimo fra tutti i fanciulli, degnati di volgere i tuoi occhi sopra di noi e di gettare uno sguardo di misericordia sopra noi peccatori!». La considerazione di cui gode in Roma il bambino di Ara Coeli è immensa, e vi si rannoda anche una leggenda.

. . . . . . = Girolamo Molin, 1634 a 1636 secondo il Corner, ovvero Antonio Molin, 1637, secondo il [I[Libro Reggimenti]I]. Ne' quattro esemplari che di quest'ultimo tipo possede il Museo Correr è impossibile riconoscere le sigle del diritto, laddove è evidentissimo lo stemma dei Molin. Anzi qui giova aggiungere che tutti e quattro gli esemplari sono recusi su que' piccoli pezzi di rame che si battevano a Venezia ne' primi anni del secolo XVII e che portavano dall'un de' lati il busto della Vergine attorniato dalle iniziali * R * C * L * A * ([I[Regina Coeli Laetare Alleluja]I]), e che furono fabbricati in gran quantit

Credo stia scritto in qualche luogo: «Quando taceranno i profeti, parleranno i bambini, e quando taceranno i bambini, i sassi diranno amenDel resto in qualche luogo ora cominciano a parlare i tavolini; ma l'uomo serio, e veramente religioso, non può a meno di restare colpito da questo culto di ragazzi in Ara Coeli, e considerarlo come una metamorfosi del cristianesimo.

Alcune persone assennate, o del partito favorevole al Papa, tentavano opporsi a quell'atto vandalico e per salvare la carrozza del Santo Padre proposero di offrirla in dono al bambino di Ara Coeli.

PEDANTE. Se non mi trovate la mia figliuola e la balia, tanto vociferarò che i miei stridi giungeranno ad astra coeli. GIACOCO. In casa mia non c'è astraco astraciello. PEDANTE. Io lasciai qui mia figlia per arrabone. GIACOCO. Mienti pe la gola, ca nui non arrobbammo. O povero Iacoco, dove si' arreddutto! Tu mi faressi venire li parasisimi.

D ubbio non è che 'l mondo o in acqua o 'n foco V errá sommerso, quando la lor pace R otta sará, per sfare il mar, la terra, A llor che ' fermarsi il nono cielo N é piú rotarsi 'l sol con le sei stelle, T rarsi nel centro de la terra il mare. «Ipse quoque in fatis reminiscitur affore tempus | quo mare, quo tellus correptaque regia coeli | ardeat et mundi moles operosa laboret». OVID.

Vorrei ora accompagnare il mio lettore ancora nel teatro popolare di piazza Navona, ma sento la voce di un ragazzo che predica e che mi tenta ad entrare nella antica e bella basilica di Ara Coeli, in Campidoglio. Qui predicano mattina e sera ragazzetti tanto maschi che femmine, nella settimana che precede la festa dell'Epifania; in questo giorno terminano le prediche.

Vi sono stupende teste artistiche tra quei frati francescani di Ara Coeli, che, mezzo sepolte nella tonaca, somigliano a un blocco di travertino romano che esca di terra, con una iscrizione mezzo cancellata; vi sono teste che paiono di bronzo, altre voluminose come quella dell'imperatore Claudio, e faccie piene come quella di Nerone. E basti delle prediche dei bambini.

Però ti rendo mille grazie, e lodo, lodar quanto può mai potèsta umana, te, dolce mio Iesú; te, fermo chiodo de l'alta fede ch'ogni dubbio spiana; te, dico, che disciolto m'hai quel nodo il qual ci lega e fanne cosa vana; te, sommo autor di tal' e tante cose, che 'l suo tesor per noi suso ascose. Thesaurus coeli quem neque tinea neque erugo demolliuntur.

«Dopo tutto, quelle eterne funzioni, di congregazione o di chiesa, ci rubavano il tempo destinato alle ricreazioni, agli intervalli dello studio. Volevamo andare a passeggio, per respirar l'aria buona, e ci tenevano chiusi, al fumo delle candele, per cantare un Coeli enarrant, bellissimo, ma che non valeva certamente quelle opere.