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Ma parecchi erano addirittura scalzi o quasi, ed essendo per miracolo arrivate in cittadella varie casse di scarpe, non si riuscì la domenica, 3 novembre, ad impedirne la distribuzione, il che ritardò la partenza, e fu innocente causa della battaglia di Mentana.

Alla passeggiata era D. Vincenzo Capozzo, Giudice della G. C. Criminale, che subito, de mandato principis, condannava alla Cittadella di Messina per dieci anni il provocatore. La Corte di Napoli avrebbe voluto rappattumare le parti ugualmente cospicue del baronaggio, parenti tra loro: ma non voleva farsi scorgere.

Nel seguente anno 1785 i cannonieri del reggimento artiglieria si distinguevano nel violento bombardamento della cittadella di Sfax. La bombarda Distruzione, nel combattimento del 30 luglio colpiva 31 volte il segno su 32 tiri, il 31 luglio 23 volte su 47, ilagosto infine 39 volte su 47. La bombarda Polonia ilagosto stesso colpiva 55 volte il nemico su 61 colpi lanciati.

Fumavano da un bel pezzo in silenzio, cogli occhi fissi sulle acque in mezzo alle quali nuotavano furiosamente enormi coccodrilli sollevando colle possenti loro code delle vere ondate, quando il bel negro chiese al compagno: Quanto ci manca ad arrivare a Quetèna? Una dozzina di miglia, Omar, rispose l'interrogato, nella cui pronuncia si capiva il sennarese. Ci arresteremo in quella cittadella?

Fiat voluntas tua! rispose Roberto, a cui in quell'ora la posizione orizzontale era dolce come a Magnasco il pensiero di sposar sua cugina, o, per dir meglio, le sue cinquecento mila lire. Alle quali cose pensando, e al soccorso che gli avrebbe prestato Fenoglio contro la ostinata resistenza della cuginesca cittadella, Magnasco se ne andò col cuore contento e il piè leggiero.

E quì nota lettore, che quando il sempre mai funesto ministro d'Italia Cammillo di Cavour non che non vietasse, consegnava le Alpi alla Francia avvertendo io, che dove questo accadesse bisognava pensare a trasferire altrove la capitale, molto più che smantellata la cittadella, Torino, e il Parlamento correvano pericolo di assaggiare le prime bombe francesi, ciò fu argomento di dileggio pel gregge servile: ora se Napoleone, il quale se ne intendeva, non consentiva a Milano di essere capitale d'Italia, pensa tu se lo avrebbe conceduto a Torino nella condizione miserabile in che l'hanno posta il savio Conte, e il suo più savio armento, che i ministri successivi si sono vie vie consegnato come le stime vive di un podere sfruttato, e tuttavia dura salvo dalla epizotia.

Il 24 aprile una fregata a vapore napoletana portava a Messina, incaricati di trattare l'armistizio, i commissari Plutino e Lo Presti, calabresi; il Comitato Messinese incaricava per suoi rappresentanti i cittadini Piraino, Ribotti e Natoli, ai quali, prima di altre trattative, era dato il mandato dello sgombro della Cittadella.

A custodia delle principali residenze delle due compagnie cioè la Cittadella di Corfù ed il Forte di Zara erano stabiliti dei grossi picchetti di guardia, ciò che dinota la condizione molto simile a quella dei forzati in cui erano tenuti i componenti del corpo.

Ma tutto ciò era ben poco, era nulla, innanzi alla gioia del trionfo ottenuto in quel giorno. La cittadella era venuta a patti; gli elementi della vittoria, così faticosamente raccolti, irrompevano alla conquista. E Bonaventura era fuori di ; un'ora di calma solitaria, per rimettersi da quella commozione, per distrigare i suoi pensieri arruffati, era necessaria davvero.

Molti parteciparono alla congiura, pochi, per fatali equivoci, presero parte all'azione; gli ufficiali borbonici che dovevano essere tutti colti all'improvviso all'Hôtel Vittoria, dove erano uniti per festeggiare una promozione, non si sa come, vennero prevenuti; corrono alle caserme ed alla Cittadella e ne escono alla testa di forti battaglioni.