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E fu tentato di dire al notaio Cipolla, il quale finiva in silenzio l'atto solenne, che avendo voluto fare una celia ai suoi cari parenti, era gi

Il notaio Cipolla! Ma bravo Gerolamo! innamorarsi della figlia del notaio Cipolla! Ottimamente. La conosci? Niente affatto. Giusto non sapeva nemmanco che il notaio avesse una figlia. E che cosa poteva fare per contentare il suo giovine cugino? dicesse subito, che gli pareva d'esser l'uomo fatto a posta per accomodare un negozio simile. Almeno vi metterebbe tutta la buona volont

Sta bene, risposero gli altri, stasera a letto alle ventiquattro e domattina in piedi al levar del sole. Ma se il babbo non fosse contento? obiettò Gigino, che pur di mandare a monte la partita, si sarebbe attaccato ai veli di cipolla. Il babbo sar

Come è facile intendere, Giusto Giusti arrivò prima dell'ora e si piantò in sentinella nella via, senza perdere mai di vista il portone di casa Cipolla, nel quale dovevano entrare la sua innamorata e la fantesca. Ma di a poco quello stesso portone eruttò un coso nero e sporco, nient'altro che prete Barnaba, sfrittellato come al solito, anzi peggiorato dall'uso.

Il faro della pittura lombarda, rimesso a nuovo prima dal dottore e ora dal barbiere, vistosi nello specchio molto magro, ma contento della sua magrezza, andò a salutare il dottore, che non trovò in casa, poi il notaio Cipolla, o per essere più nel vero, la signora Cipolla.

S'aperse, sulla destra della sala, una porta e vi si affacciò un donnone gigantesco con fra le mani, che parevano gonfie, il macinino del caffè. Alle sue spalle, per lo schiuso della porta, apparve un pezzo del focolare e subito nella sala si sparse un odore acre di frittata alla cipolla. Si udiva scorrer l'acqua della fontanina nella vaschetta e quel romore quasi copriva le voci.

Tutte le volte che si doveva passare sotto un volpone di quella fatta ingrossava il cuore davvero. Era un secondino ripugnante, col collo che si gonfiava come quello del serpente quando va in collera, con la faccia ridotta a una grossa cipolla ammaccata. Bastava spremerla per vederla colare di marcia. Dio non poteva dare del bene a questi mostri verdi come la bile.

Dio buono! essere a due passi da Cristina sua, e non poterla vedere! Per altro, prima di sera, Giusto trovò la buona strada, essendogli stata indicata una villetta distante da Barzanò un chilometro e mezzo, dove una signorina con la fantesca, arrivate da poco, erano andate a stare in casa del notaio Cipolla.

Lo andava scartabellando con vera soddisfazione, ne scorse l’indice delle materie e trovata la pagina che cercava, cominciò a leggere ad alta voce: «Dopo d’aver legato il cappone si deve metterlo in una pentola dove si trovi in ristretto. Aggiungete acqua, carote, una cipolla con due chiodetti di garofano, una foglia di lauro, sale, e pepe in grano. Due buone ore di cottura a fuoco dolce

E allora che cos'era? Senza rispondere Giusto ringraziò la notaia con calore, ma tutta la voglia di ridere della propria celia gli era passata da un pezzo. Prima di lasciarselo fuggire di mano la signora Cipolla fece un'uscita audace. Vuol scommettere lei che faranno di tutto per impedire le nozze con la sua fidanzata? Come sapeva?... Sapeva. Si sa sempre tutto; basta volere.