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E tutti a ridere sgangheratamente, in quella che il loro Sileno vuotava d’un fiato la ciòtola.

Agnese, seduta in terra, colla ciotola tra le gambette, afferrava il cucchiaio di legno e cominciava a mangiare; ma coi movimenti ancora incerti delle manine non imboccava bene la cucchiaiata e più di mezza le colava giù dalla bocca a imbrodolare il vestituccio. Intanto il gatto nero le si avvicinava piano piano, e veniva a ficcare il muso nel piatto.

E quando scodellava, lasciava per ultima la ciotola della bambina; la metteva in mostra sul desco, ma la teneva in un angolo del focolare, così gliela empiva sino all'orlo, senza che gli uomini avessero a brontolare per quello spreco.

Fra il ciondolare dei campanacci e il mugghiare delle vacche, non si sa che dire: Vogliamo assaggiare una ciotola di latte? un po' di burro fresco?

Anche questa sarebbe stata una buona occasione.... eran soli.... Ma via! non era nemmen da pensarci! Come si poteva fare una dichiarazione con una ciotola in una mano e un biscotto nell'altra? Bisognava esser pazzi, o sciocchi affatto. Dove diamine l'aveva la testa! Qui non c'era a ridire.

Aspetta, lazzarone! brontolò, frenando con fatica la voglia di farlo rotolare nell'acqua. E presa uno ciotola di legno, di quelle che servono a vuotar le barche, la riempì fino all'orlo e versò tutta l'acqua sulla testa di Moschino, che gettò un urlo di spavento. Il battesimo discese e serpeggiò fresco fino in fondo alla schiena.

Chiusero la baita, lasciando la chiave nella toppa, e una ciotola d'acqua e un pezzo di pane sulla soglia. La baita che il pastore colla sua famiglia abitavano a mezza montagna era grande, con un loggiato davanti, ed era arredata piuttosto bene, perchè un fratello del pastore che faceva il falegname l'aveva provveduta dei mobili più necessarii.

Ma ella non era che una pascolatrice d’agnelli, nutrita con poco pane e qualche ciótola di latte nel tugurio del mugnaio Soubirous; la sera tornava dal rumore delle moltitudini, con la sua treccia piena di vento, alta e pallida, senza guardare alcuno.

Poi Ildebrandino e Oberto: Oberto era il dimonio della gelosìa; lividissimo, furente, toglieva una ciotola ai cani, in quella sputava, e in quella poneva la testa di Ugo. Il conte d'Auriate ridacchiava.... Madonna di Saluzzo, voto dieci lampade d'oro! gridava Ugo. Allora di nuovo ecco una cappella ardente, ecco una donna....

Il capo degli arcieri fu sollecito ad obbedirlo. Ma in quella che fra Gualdo stava per accostar la ciòtola alle labbra, il pazzo mise un grido acuto, che gliela fece rovesciar sulla tonaca.