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Ecco: il mio biplano multicellulare a coda direttiva: 100 HP, 8 cilindri, 80 chilogrammi.... Ho fra i piedi una minuscola mitragliatrice, che posso scaricare premendo un bottone d'acciaio.... E si parte, nell'ebbrezza di un'agile evoluzione, con un volo vivace, crepitante, leggiero e cadenzato come un canto d'invito a bere e a ballare.

Il Gran Proposto si era tuffato con tutta la persona in una sedia liquida i cui cilindri congelatori girarono con moto rapidissimi. Egli stringeva nella mano una ampolletta di argento, la quale a giudicarne dal timbro, doveva contenere il famoso elisire di ambra distillata, il più potente moderatore degli sdegni umani.

Per esser grande l’uom creò la macchina, e la rese perfetta in ogni ordigno. Nervi d’acciajo le donò; ed in vero parve ad essa donare anche il pensiero. Ingranaggi, stantuffi, anse, cilindri, tutto in essa ebbe schiavo al suo dominio: quand’egli volle e comandò, il motore battè col soffio d’un possente cuore. E la macchina fu pari a una femmina bella, asservita a lui da un incantesimo.

Come è bello! disse Vittorio, mi piacerebbe star qui tutto il giorno, e intanto guardava sotto alle macchine, cercando di scoprire il loro meccanismo, si arrovellava il cervello in mezzo a quell'intrecciarsi di ruote e di cilindri, e diceva che gli pareva impossibile, che tutte quelle macchine così esatte e perfette, fossero fatte dagli uomini.

Intanto la bella signora, passava d'accosto al marito, dall'altra parte del banco, e spogliatasi del cappellino e dei guanti, distendeva sopra il tappeto di panno verde, remontoirs, cilindri e cronometri di oro e d'argento, levandoli fuori da una cassetta suddivisa in tante piccole scatole, l'una dentro l'altra. La signora parlava l'italiano speditamente; era gentile e chiacchierina assai.

Abbiamo trasformato i cenci in pasta, ci resta da fare il meglio: trasformare la pasta in carta . Questa meravigliosa trasformazione fu narrata egregiamente da un nostro grande poeta, Giuseppe Giusti, quando andò a vedere le cartiere del Cini a San Marcello, nella montagna pistoiese. Uditelo: «...Noi arrivammo stracchi e affamati, e a farla apposta in quel momento la macchina non andava; ma il ministro della cartiera, che è un buon modenese, ci usò la cortesia di farla allestire, sebbene noi, aggiunta alla stanchezza e all'appetito anche la noia dell'aspettare, volessimo andar via a tutti i patti. Ed ecco, puliti i cilindri e ammannito il tutto, la macchina comincia a muoversi: vedere quello spettacolo e cessare la stanchezza fu tutt'una. Immagina due grandi stanze unite da più archi a rottura, l'una di solaio più alta che l'altra: nella superiore, vedi cinque grandi pile di pietra, nelle quali i cilindri triturano continuamente il cencio, e non ce ne vogliono di meno, perchè la macchina va con tanta rapidit

La cartiera Le Febvre del Liri e l'altra del Fibreno, sono due grandi edifici. E' un piacere vedere quella folla di operai intenta a fabbricare, direi quasi a fondere la carta; giacchè tutta quella pasta liquida scorre quasi fosse un denso fiume di latte e passando su cilindri riscaldati, si svolge in una bianca striscia senza fine, pronta ad accogliere il pensiero dello scrittore. Iddio ha certo creato il mondo ad un dipresso come il signor Le Febvre crea la carta, abbandonandolo alle dispute degli uomini. E' impossibile vedere scorrere quel candido fiume senza pensare a tutti i molteplici usi ai quali serve questa maravigliosa materia che domina la vita e che si chiama carta. Quella striscia bianca che si svolge dinanzi ai nostri occhi vedr

Tutto è spento: cilindri e morse e spole: Non fuoco a la fucina. Non acqua a le caldaie.