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E salutò con la mano l'ufficiale; e gli disse: «Arrivederci», e sparve. Sennacheribbo seguì con lo sguardo quel plaustro che segnava come una striscia luminosa per lo ciel sereno, e si riscosse al suono d'un sospirone che gli sfuggiva dal petto.

Noi fummo tutti gia` per forza morti, e peccatori infino a l'ultima ora; quivi lume del ciel ne fece accorti, si` che, pentendo e perdonando, fora di vita uscimmo a Dio pacificati, che del disio di se' veder n'accora>>. E io: <<Perche' ne' vostri visi guati, non riconosco alcun; ma s'a voi piace cosa ch'io possa, spiriti ben nati,

I’ son fatta da Dio, sua mercé, tale, che la vostra miseria non mi tange, fiamma d’esto ’ncendio non m’assale. Donna è gentil nel ciel che si compiange di questo ’mpedimento ov’ io ti mando, che duro giudicio l

<<Chi v'ha guidati, o che vi fu lucerna, uscendo fuor de la profonda notte che sempre nera fa la valle inferna? Son le leggi d'abisso cosi` rotte? o e` mutato in ciel novo consiglio, che, dannati, venite a le mie grotte?>>. Lo duca mio allor mi die` di piglio, e con parole e con mani e con cenni reverenti mi fe' le gambe e 'l ciglio.

Ma se donna del ciel ti muove e regge, come tu di', non c'e` mestier lusinghe: bastisi ben che per lei mi richegge. Va dunque, e fa che tu costui ricinghe d'un giunco schietto e che li lavi 'l viso, si` ch'ogne sucidume quindi stinghe; che' non si converria, l'occhio sorpriso d'alcuna nebbia, andar dinanzi al primo ministro, ch'e` di quei di paradiso.

«Donna è nel cielo». Vuole qui mostrare Beatrice non di suo proprio movimento mandare Virgilio al soccorso dell'autore, ma con divina disposizione, percioché in cielo alcuna cosa non si fa che dall'ordine della divina mente non muova; e perciò vuol mostrare che «Donna è lassú nel Ciel, che si compiange», cioè si rammarica.

Molto e` licito la`, che qui non lece a le nostre virtu`, merce' del loco fatto per proprio de l'umana spece. Io nol soffersi molto, ne' si` poco, ch'io nol vedessi sfavillar dintorno, com'ferro che bogliente esce del foco; e di subito parve giorno a giorno essere aggiunto, come quei che puote avesse il ciel d'un altro sole addorno.

Tale è il mio core: in lui convien sia desta Degli affetti la pugna ognor: se tace, La vita è muta in lui, e l'armonia Immortale del bello e la favella Ch'entro si sente, e sembrano parlarne Il ciel, la terra e l'onde e l'erbe e i fiori.

Intanto sul terren, ch'atro ribagna Sangue de' Turchi il grande Eroe freme, Che tutto ingombra il ciel di chi si lagna, Orribile rimbombo, e di chi geme; Molti ne van destrier per la campagna, Ed il dorso di lor nessun non preme, Che i nobili rettor caduti al piano Fieno aspettati da la patria in vano.

A' genitori miei come poss'io Render le gioie prodigate e il pianto, E gli esempi, e i consigli, e il pregar pio? Troppo sovente immemor fui del santo Senno che ad essi per me il Ciel largiva, E baldanzoso i lor dettami ho franto. Ma se per vie superbe io mi smarriva, Cercando il ben dove il Signor nol pose, E di mondani sapïenza ambiva,