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Virtù diversa fa diversa lega col prezïoso corpo ch’ella avviva, nel qual, come vita in voi, si lega. Per la natura lieta onde deriva, la virtù mista per lo corpo luce come letizia per pupilla viva. Da essa vien ciò che da luce a luce par differente, non da denso e raro; essa è formal principio che produce, conforme a sua bont

La Catalana di Gissi fu la prima a vincere il timore. Ella, un poco esitante, entrò; mangiò a piccoli bocconi, esaminando in stessa l’effetto del cibo; bevve il vino a piccoli sorsi. Poi, sentendosi tutta ristorata e fortificata, sorrise di meraviglia e di piacere. Tutti i mendicanti attendevano ch’ella uscisse.

E se ella un giorno venisse ad amarmi! Questo pensiero, a mala pena formato nella mente, faceva rabbrividire lo spirito d’Ugo: e intanto il giovine Morello amava Giovanna con tutte le forze dell’anima, ardeva dal desiderio di palesarlo a lei, e si struggeva ch’ella non lo avesse inteso. Triste stato dell’anima sua! triste dono di Aporèma!

Forse non potranno mai comprendere l’anima d’una donna del Nord... Io le dicevo tali cose a bassa voce, in modo ch’ella sola potesse intendere. Questa maniera di parlarle faceva nascere tra noi una specie di complicit

Ma non bastava ancora ch’ella sapesse il nome di lui. Occorreva ch’egli sapesse il nome di lei. E perciò il nostro Damiano fece da capo il gesto solenne che invitava all’attenzione; poi disse, aiutandosi sempre col gesto dell’indice:

E come l’alma dentro a vostra polve per differenti membra e conformate a diverse potenze si risolve, così l’intelligenza sua bontate multiplicata per le stelle spiega, girando sovra sua unitate. Virtù diversa fa diversa lega col prezïoso corpo ch’ella avviva, nel qual, come vita in voi, si lega. Per la natura lieta onde deriva, la virtù mista per lo corpo luce come letizia per pupilla viva.

Ma quella ond’ io aspetto il come e ’l quando del dire e del tacer, si sta; ond’ io, contra ’l disio, fo ben ch’io non dimando’. Per ch’ella, che vedëa il tacer mio nel veder di colui che tutto vede, mi disse: «Solvi il tuo caldo disio». E io incominciai: «La mia mercede non mi fa degno de la tua risposta; ma per colei che ’l chieder mi concede,

Cosí io penso che Sidonia di Lenoncourt dové seguire d’un’occhiata compassionevole il Leti uscente dalla sua gaia prigione e ch’ella dové mormorare scrollando le spalle fra dispettosa e annoiata:

Ma quella ond’ io aspetto il come e ’l quando del dire e del tacer, si sta; ond’ io, contra ’l disio, fo ben ch’io non dimando’. Per ch’ella, che vedëa il tacer mio nel veder di colui che tutto vede, mi disse: «Solvi il tuo caldo disio». E io incominciai: «La mia mercede non mi fa degno de la tua risposta; ma per colei che ’l chieder mi concede,

Ma il ricordo, ma l’adorazione ideale di quella creatura ch’ella non vedeva più, ch’ella non sapeva più dove fosse, le occuparono l’anima per sempre. Ella non aveva che quel pensiero; rammentava tutte le minime particolarit