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Come ben si vede, le guide facevano il servizio di cavalleria, e non erano incaricate minimamente delle missioni a loro speciali: per le esplorazioni erano sempre in giù e in su gli Chasseurs d'Afrique e gli Ussari; e ciò da un lato era più che naturale: pochissimi nelle nostre file sapevano parlare il francese e anche tra questi alcuni ne basticciavano solamente qualche parola a casaccio... ora era egli possibile che per questo mezzo si potessero sapere informazioni sicure, notizie esatte, ricevute dai paesetti dove trasitavano nelle loro escursioni?

Sotto le mura di Roma cadevano ogni giorno le vittime a centinaia; le palle dei Chasseurs de Vincennes colpivano i petti dei militi generosi, che pieni di giovinezza e di vita, bivaccavano sui baluardi assediati; e noi con occhio asciutto leggevamo ogni giorno il bollettino dei morti e dei feriti, fra il pranzo ed il caffè, indifferenti spettatori di quella sanguinosa tragedia per cui il Tevere scorse parecchi mesi vermiglio.

Il conte di Nubo raccontò l'avventura al club, senza nominare alcuno, della maniera la più comica, in presenza di un redattore del Corsaire. Questi andò per ragguagli alla caserma dei Chasseurs, ed il seguente, nella rubrica degli échos de Paris, si potè leggere l'aneddoto completo con indicazioni ed iniziali.

Fatto appena un chilometro, sempre per una strada, fiancheggiata da campi che ci sembrano incolti, e da estese pianure, su cui si alzavano a poca distanza da noi i due promontorii di Fontain e Talant, cominciammo a vedere dei Franchi tiratori, delle Guardie mobili, dei Garibaldini tra cui qualche Guida. Domandiamo il perché se ne tornano, ed essi ci rispondono che tra poco tutte le truppe rientreranno in Digione: che i Prussiani che erano alla viste, nonché avanzare, si son ritirati, e che gli Chasseurs han preso due cavalli ai cavalieri nemici. Queste informazioni erano più che veridiche: pochi momenti dopo, passava il Generale e lo stato maggiore; noi rientrammo in citt

Ieri soggiunse Marco Prospero Delleux ed io ci presentammo dal Polacco per sollecitare a mandare i suoi padrini. Egli li aspettava giusto allora. Nel pomeriggio, infatti, vennero da me due sotto-ufficiali dei chasseurs, e convenimmo che si sarebbero battuti stamane, alla spada, nel Bois di Meudon. Oh! Dio mio, Dio mio! sclamò Regina. Alle otto, infatti, eravamo sul terreno.

Il terreno che dovevamo percorrere era pieno d'intoppi: era un avvicendarsi di piccoli scaglioni che qualche volta ci facevano andare a gambe levate. I Francs Tireurs si erano internati nella foresta e appoggiavano i nostri movimenti. Dopo poco trovammo dietro uno dei tanti rialzi gli Chasseurs d'Afrique che erano in esplorazione. Una scarica a bruciapelo eseguita dai Prussiani, li fece retrocedere; allora occupammo noi la sommit

Prendete questo infrattanto. E ciò dicendo, allungò la spada, e ferì Alberto profondamente al collo, e dettesi a gambe. Oh! l'assassino! gridò Regina, lasciandosi cascare sur una seggiola. Il Polacco aveva preso i due sotto-uffiziali dai chasseurs nella caserma della via di Courcelles continuò Marco allegando che andava a battersi, ch'era straniero, e che non conosceva anima viva.