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CECA. O farci sfregiare, o una cosa simile, ché non mancano loro, no, i sviati e i ribaldi, ché, Dio grazia, ne hanno le case ripiene; ch'i buoni non vi vogliano stare per ciò che sono inimici del vizio. RITA. Ragionamo de altro, adunque. CECA. Voltiamo questo canto qui, ché scortaremo un pezzo di strada. RITA. Sí, de grazia, ch'io non vo' che me veda colui ch'esce di quella casa.
Quasi falcone ch'esce del cappello, move la testa e con l'ali si plaude, voglia mostrando e faccendosi bello, vid'io farsi quel segno, che di laude de la divina grazia era contesto, con canti quai si sa chi la` su` gaude. Poi comincio`: <<Colui che volse il sesto a lo stremo del mondo, e dentro ad esso distinse tanto occulto e manifesto,
Tutta esta gente che piangendo canta per seguitar la gola oltra misura, in fame e 'n sete qui si rifa` santa. Di bere e di mangiar n'accende cura l'odor ch'esce del pomo e de lo sprazzo che si distende su per sua verdura. E non pur una volta, questo spazzo girando, si rinfresca nostra pena: io dico pena, e dovria dir sollazzo,
Tutta esta gente che piangendo canta per seguitar la gola oltra misura, in fame e 'n sete qui si rifa` santa. Di bere e di mangiar n'accende cura l'odor ch'esce del pomo e de lo sprazzo che si distende su per sua verdura. E non pur una volta, questo spazzo girando, si rinfresca nostra pena: io dico pena, e dovria dir sollazzo,
Il problema è non solamente grave, ma santo, e prima condizione per meritar di risolverlo senza crisi violente è il sentirlo tale, e l'affacciarsi ad esso non col senso di paura ch'esce dalla minaccia, ma col palpito di speranza che vien dall'amore. Se volete governare e dirigere al bene un popolo, amatelo. È santo per voi il nascere alla famiglia individuale d'un pargolo e ne circondate la culla d'affetti, di sorriso e di cure proteggitrici: non sar
Or stracco di stupir non piú m'indugio: ma, vòlto il passo ad un pratel che d'ape tutto risona, dando a lor rifugio sí l'aura dolce come i fior le dape, mi si presenta ratto in bella gonna, ch'esce d'un bosco, sola e grave donna. Presta ne' gesti, e di sguardo matura, ma piú d'augello ne l'andar spedita, ha vesta bianca, gialla e di verdura, e ciò che 'ncontra tocca e dálle vita.
Chi è questo poeta sconosciuto ch'esce alla stampa, e il vezzeggiar sublime di noi famosi, a gran prezzo venduto, morde sí franco e deride ed opprime? che stile è il suo da popolo minuto? Hassi a far conto alcun delle sue rime, poste in confronto a' nostri gravi temi, alle canzon pindariche, a' poemi?
Ma l'aurea luce, onde è cotanto adorno Par che repente in tetro orrore ei cange, Almo trofeo del memorabil giorno Che 'l cieco abisso ancor bestemmia e piange; Tra sì belle armi coruscando intorno Ei rassomiglia il Sol ch'esce dal Gange, E spiega l'ali da l'etereo polo, E contra i rei demon sen viene a volo.
Quasi falcone ch'esce del cappello, move la testa e con l'ali si plaude, voglia mostrando e faccendosi bello, vid'io farsi quel segno, che di laude de la divina grazia era contesto, con canti quai si sa chi la` su` gaude. Poi comincio`: <<Colui che volse il sesto a lo stremo del mondo, e dentro ad esso distinse tanto occulto e manifesto,
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