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Poi, va' al Cerriglio e fa' apparecchiar questi animali bene e questi liquori preziosi; porta la Bevilona all'osteria, ché, dopo alzati ben i fiaschi, possiamo godere il trionfo delle nostre furbarie. Poi, di notte imbarcaremoci per Roma con tutto il bottino. RONCA. Tu dove vai?

PEDANTE. Di cosí nefando atto vuo' che ne resti memoria ne' secoli futuri. GIACOCO. Chiappino, fa' sta caretate, porta chisto all'osteria dello Cerriglio, perché averá scagnata la taverna. Guai e maccaruni se voleno mangiare caudi caudi; e se non se ne vuole ire, dalle quarche manomerza. CAPPIO. Andiamo, ch'io vi condurrò al Cerriglio.

LIMOFORO. Vostro figlio a tempo che studiò a Salerno, s'innamorò di mia figlia stimata allora figlia d'un maestro di scuola; e sapendo ch'oggi veniva in Napoli per passare in Roma e che doveva alloggiare al Cerriglio, trasformò la vostra casa in taverna con l'aiuto d'un suo servitore chiamato Cappio,

GIACOMINO. Che cose ponno essere maggior di queste? CAPPIO. Che dormirete insieme questa notte. GIACOMINO. Eh, Cappio mio, parla presto, ché tu mi strangoli piú che non farebbe un cappio di manigoldo. CAPPIO. Per dirtela in breve, il pedante va in Roma, ed ha mandato Lardone innanzi, al Cerriglio, a preparargli l'albergo, ché vien con Lima ed Altilia.

Prego il Cielo che i maccheroni diventino strangulatori, e il vino foco. PEDANTE. Non vidi hominem di maggior pasto di minor fatica di te. CAPPIO. Ecco il Cerriglio; battete e vi sará aperto. LARDONE. Tic, toc, tic. TEDESCO. Chi battere le porte delle nostre ostellerie? PEDANTE. Tito Melio Strozzi gimnasiarca! TEDESCO. Non capire tante gente le nostre ostellerie.

CAPPIO. Non si perda piú tempo: andiamo al Cerriglio e cerchiamo questo futuro nuovo Limoforo. LIMA. Giacomino mio, vi raccomando la mia figlia. GIACOMINO. Non bisogna raccomandare a me le cose mie l'anima al suo corpo. Cappio, batti la porta. TEDESCO. Chi stare quelle grande asine che battere le porte delle mie ostellerie con tanta furia? CAPPIO. Son io; apri.

LARDONE. Quanto dice in gramuffa, tutto viene dalla saviaggine e dalla sua litteratumma. PEDANTE. È questo il xenodochio del Cerriglio? LARDONE. Domine ita, non videbis quantum fegadellos, pullos, picciones e salsicciones? PEDANTE. Lardone, andiamo per i supellettili. LARDONE. Domine nonne; bisogna prima assaggiare i vini, apparecchiarsi da cena, e poi tornare a dietro per le robbe.

Per ora non so pensar altro modo che condur Altilia al Cerriglio e pregar il tedesco che dica al pedante che, dall'ora che Altilia e la balia son state menate da lui nell'osteria, l'hanno aspettato tutta la notte e anco senza cibo e senza sonno; e che sappino ben fingere questa bugia.

Il padron giovane or m'inviava a Salerno per avvisarvi che voleva venir colá; ma poiché si viene questa sera in Napoli per alloggiare col tedesco nel Cerriglio, noi accomodaremo la nostra casa in foggia di taberna, ed io sarò il tedesco ché per esser io stato per molti paesi, so alquanto di quei paesi.

Il pedante non mi conosce mai fu in Napoli: stimará la nostra casa il Cerriglio; e venendo Altilia in casa nostra, puoi imaginarti se sará ben pasciuta di saporitissimi cibi. LARDONE. Dubito che questi cibi non mi strangolino. CAPPIO. Tu non ti morrai piú di fame. LARDONE. Ma di capestro. CAPPIO. Eh, tu vuoi la baia! LARDONE. Eh, tu mi drizzi al boia!