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Macario sentì un tuffo al cervello, gli si annebbiarono gli occhi, gli si piegarono le gambe e cadde sopra una sedia. E pensare che sono stato io! io! Poi, a Celestina, che si nascondeva la faccia: No: la colpa è mia! non ho diritto di vendicarmi: non temere.... ma voglio una confessione schietta, schietta. Da quanto è che?.. Celestina, singhiozzando: Da cinque anni. Da cinque anni??..

La sera, Macario provò a lasciare quelle lettere sparse sul comò; ma la mattina, Celestina stessa le radunò, guardandosi bene dall'aprirle, ne fece un bel pacchetto, che legò con un nastrino, e lo presentò al marito, dicendo: Hai scordato queste carte sul comò: ti servono o le devo riporre? Buttale magari via! rispose Macario, profondamente deluso.

Arriverò fino all'eroismo! pensò il desolato Tuccimei esporrò Celestina alle seduzioni della colpa.... L'esperimento è doloroso, ma necessario! Eh, a dirlo ci vuol poco! ma come si fa? non è mica facile fermare un amico o il primo venuto per dirgli: mi farebbe il piacere di?...

Poi, guardando Celestina, che ricamava un orrendo paio di pantofole: E se mi procurassi delle infelicit

Ma Celestina era sempre la stessa donna insignificante e Cesare non capiva niente.

Celestina era un angelo, secondo lui, e sopratutto aveva la passione della casa e faceva ogni sforzo per parere un'eccellente massaia: per ciò, Pasquale, gongolava spesso, nel vederla tanto assidua alle faccende domestiche, ma in compenso aveva dei pranzi abominevoli, per la ragione che Celeste, quand'era ragazza, non aveva mai messo piede in cucina e non sapeva cuocere neppure un paio di ova al tegame.

Andò nello studio e, alterando un poco la calligrafia, fece una mezza dozzina di lettere amorose dirette a medesimo, le firmò Clorinda e le pose nella tasca interna del soprabito, che poi appese all'attaccapanni. Sulla fine del pranzo, disse a Celestina: Vedi un po' nella tasca interna del mio soprabito: ci devo avere dei sigari. Dove sta? Sta appeso nello studio.

Adesso dirò a Celestina che ho prestato diecimila lire ad Augusto, e son sicuro che mi far

Celestina, premurosa, andò e tornò subito. Nella tasca interna, hai detto? . Non c'è niente. Come: non c'è niente! Non ci hai che una quantit

Celestina, invece, gli si buttò al collo, tutta intenerita: Che cuore che hai! dopo tutto, bisogna aiutarli, i propri parenti!... Il giorno appresso, Augusto Marinelli, con un dispaccio in mano, entrò come una bomba in casa Tuccimei e gridò a Macario: È morto di colèra alla Spezia lo zio Luciano e m'ha lasciato ventimila lire di rendita. Che fortuna! che fortuna!