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1284 9 a 21 giugno Napoli reg. 1283, A, fog. 18 a t. 150, 155, 157, 188 a t.; e 1291, A, fog. 4, a t. 19 luglio Catona reg. 1283, A, fog. 5, a t. 20 a 29 luglio Fossa di Catona reg. 1283, A, fog. 5, 34 e 54. 31 luglio a 2 agosto Campo allo assedio di Reggio reg. 1283, A, fog. 5 a t. 34, 166, 166 a t. e 167. 4 agosto Campo presso Amendolia reg. 1283, A, fog. 167.

e quel corno d’Ausonia che s’imborga di Bari e di Gaeta e di Catona, da ove Tronto e Verde in mare sgorga. Fulgeami gi

L'animo d'un frate siciliano ammiraron gli stessi nemici in quel tempo. Veniva re Carlo il dieci giugno alla Catona con un grosso di genti; arrivavan da Brindisi ogni le allestite navi; e a tanto romor del nemico, i Messinesi struggeansi di saperne a punto le forze e i disegni. Allora a' preghi del consiglio della citt

Malaspina dice ch'ei fosse mancato di malattia; l'autore delle Gesta Comitum Barcinon., cap. 28, che morisse lentamente delle ferite riportate nella guerra. Sbaglia pertanto Montaner che lo fa cadere all'assedio della Catona, cioè di novembre 1282. I luoghi ove dimorò Carlo lo Zoppo vicario generale si veggon ancora dai diplomi del regio archivio di Napoli.

e quel corno d'Ausonia che s'imborga di Bari e di Gaeta e di Catona da ove Tronto e Verde in mare sgorga. Fulgeami gia` in fronte la corona di quella terra che 'l Danubio riga poi che le ripe tedesche abbandona. E la bella Trinacria, che caliga tra Pachino e Peloro, sopra 'l golfo che riceve da Euro maggior briga,

e quel corno d’Ausonia che s’imborga di Bari e di Gaeta e di Catona, da ove Tronto e Verde in mare sgorga. Fulgeami gi

Da questi scrittori non si vede che Carlo durante l'assedio di Reggio stesse per lo più alla Catona; ma il mostrano senza alcun dubbio i diplomi del r. archivio di Napoli, su i quali ho compilato il seguente itinerario: e valga a raffermare, e in qualche luogo a correggere, le tradizioni istoriche intorno a quest'ultima impresa di Carlo I.

Rivien Carlo sopra Reggio; tentata senza pro una scaramuccia, sciogliene l'assedio il tredici agosto ; e tornasi alla Catona con quanto avea d'oste e di navi.

Ma ripigliaronsi in pochi le fatiche dell'arme, come vedeansi per lo stretto le nemiche navi a stuoli ritornar da Catona ai vari porti del regno. Era entrato il nove ottobre in Messina con ventidue galee catalane Giacomo Perez, natural figliuolo del re; e altre quindici delle disarmate in quel porto n'avea fatto allestir Piero tra gli stessi primi festeggiamenti. Accozzate in tutto cinquantadue navi da battaglia, diè dunque principio a travagliare il nimico, non ostante la disuguaglianza delle forze; ma pensava esser quello scoraggiato e discorde, i suoi in su la vittoria. ascoltò chi sconsigliava quest'impresa; montò ei medesimo sulle navi catalane; arringò alle ciurme; nel nome di Dio le benedisse promettendo vittoria, e sbarcò. Il undici ottobre, tornando i Catalani dall'inseguire invano un primo stuolo angioino pe' mari di Scilla, avvistatone un altro più grosso verso Reggio, mettono insieme coi Messinesi l'armata; contro vento e corrente vogan robusti sopra gli avversari. A ciò salito in furore re Carlo, facea tutte escir le sue navi al numero di settantadue, ma bene in attrezzi, in uomini; donde sbigottite a quel difilarsi de' nostri destri e bramosi della zuffa, rifuggironsi a terra. Spintesi allor le catalane e siciliane navi fin sotto le fortezze, chiamano a battaglia i nimici; li aizzano con le ingiurie; sfidanli coi tiri delle saette; traendoli fuori con ciò, tornansi bravando a Messina. Tre appresso, salpati da Reggio quarantotto legni, perchè speravan che il vento ripingesse in porto l'armata di Sicilia, essa li investì con tanta virtù sua e scoraggimento degli avversari, che una schiera di quindici galee nostre, trovandosi innanti nella caccia, pur sola diè dentro, e ventidue ne prese tra di Principato, marsigliesi e pisane. Quando di Calabria videro ingaggiare l'inegual conflitto, ch'era presso il tramonto del , non tenendo dubbia la vittoria, con luminarie la festeggiarono; onde molta ansiet

Un altro diploma del 7 maggio quarta Ind. riguarda un simil caso di Deponto da Nicastro, cui un Raoul de Teretis milite, con una sua masnada, avea cattivato, portato alla Catona, e indi nel castel di Scilla. Si sa che sotto Federigo imperatore i baiuli erano insieme giudici civili di prima istanza, officiali dell'azienda regia, e magistrati municipali.