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La vecchia casa detta del Zoccolino, che il Carpigna aveva acquistata per il fallimento d'un suo socio, rimessa a nuovo e rinfrescata in tutte le parti, non pareva più quel lurido filatoio di una volta, dove il povero Battistino Dell'Oro, fallito, rovinato, rosicchiato dai debiti, si era impiccato per la disperazione a un gancio del portone.

E non pur lo suo sangue e` fatto brullo, tra 'l Po e 'l monte e la marina e 'l Reno, del ben richesto al vero e al trastullo; che' dentro a questi termini e` ripieno di venenosi sterpi, si` che tardi per coltivare omai verrebber meno. Ov'e` 'l buon Lizio e Arrigo Mainardi? Pier Traversaro e Guido di Carpigna? Oh Romagnuoli tornati in bastardi!

E non pur lo suo sangue e` fatto brullo, tra 'l Po e 'l monte e la marina e 'l Reno, del ben richesto al vero e al trastullo; che' dentro a questi termini e` ripieno di venenosi sterpi, si` che tardi per coltivare omai verrebber meno. Ov'e` 'l buon Lizio e Arrigo Mainardi? Pier Traversaro e Guido di Carpigna? Oh Romagnuoli tornati in bastardi!

A tutti parve una frase comica e pazza fatta per ridere; chi rise, chi alzò la mano, chi il bicchiere. E il segretario, distratto come un'oca e colla testa piena di fumo continuò: «Carpigna, alla dote di tua figlia aggiungi anche la collana di Battistino dell'Oro».

Che cosa c'entra il Carpigna che ha sempre negoziato di carbone? C'entra che Battistino gli aveva prestato sessantamila lire, sulla parola e che il Carpigna negò di averle ricevute mai. Ecco come c'entra. Fu una bestia a fidarsi. L'aveva tenuto a battesimo, pareva un santo a vederlo in chiesa, quando pregava la croce sull'altare. Son peggio degli altri. Quello fu il principio della sua fortuna.

Si diceva sommessamente che il Carpigna avesse aiutato una mano a rovinarlo e che la messa ch'egli faceva dire ogni 23 settembre avesse lo scopo di versare un secchio d'acqua sopra una pover'anima del purgatorio, se c'era bisogno. Ma eran cose vecchie di trent'anni fa, forse anche di più.

Il giardiniere aveva addobbato il giardino a bandiere e a palloncini cinesi, e la notte prima del sacramento fu un continuo sparo di mortaretti e un gran suonare di chitarre nelle barche illuminate. Quelli dell'altra riva del lago, vedendo quei fuochi, dimandavano: Che cosa c'è al Zoccolino? È il Carpigna che marita la figliuola. Sposer

Dirò prima che l'attenzione degli astanti era stata richiamata sulla cassettina dal vedere Isolina che vi rimestava colle mani, e ne traeva della crusca, ponendola di mano in mano sul piatto assieme ai confetti. Il segretario lesse dunque, anzi declamò: «A Gaspare Carpigna, lettera dell'altro mondo».

Stava per maritare anche la figliuola a un ricco possidente di Novara, un bel partito per la figlia d'un carbonaio all'ingrosso; e siccome il cuore di Gaspare Carpigna non era chiuso ai soavi affetti della famiglia, e per la sua Isolina egli sentiva una tenerezza singolare, così si può pensare se a quel matrimonio egli si preparasse con allegria, con compiacenza, con un fervore insolito che lo ringiovaniva.

Viva la sposa, viva l'allegria! Viva il signor Gaspare, padre fortunato. A rivederci al battesimo. Gaspare Carpigna provava nel cuore la dolcezza malinconica del padre che vede la figliuola spiccare il volo dal nido, ma sa che va ad essere felice. Isolina era per quell'uomo taciturno e mezzo selvatico, l'unico ideale al mondo, e si può dire che i denari egli li avesse radunati soltanto per lei.