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Una biblioteca, assai fornita di libri, dava un'altro passatempo a chi voleva far l'uomo grave: per gli scapati ci era il Caffè di Parigi, dove si beveva e si giocava: era il convegno del fior fiore dell'armata: vedevi l'elegante ufficiale di stato maggiore, lo svelto Franc tireur, mobilizzato sornione, lo scapigliato volontario, tutti affratellati davanti, a un banco di lansquenet, o in una partita al Carambolo.

Quella sera Maurizio fece una mezza dozzina di partite a carambolo, perdendole tutte, e la testa per giunta. Ma un vincitore a carambolo, facendo le sue lunghe serie di colpi, non ha tempo modo di guardare dove il suo avversario abbia la testa. Così la sera passò, triste conclusione di una triste giornata. Le giornate, poi, si seguono e non si rassomigliano. La mattina seguente capitò Gisella al Castèu. Veniva in apparenza a prender l'amica, per andare con lei alla predica. Nel fatto, voleva combinare in casa il signor di Vaussana, per domandargli un libro in imprestito; un esemplare del nuovo Testamento, niente di meno. Desiderava di leggere l'evangelio di san Giovanni e le epistole di san Paolo; due autori che il quaresimalista citava spesso e volentieri. Nella libreria della Balma il nuovo Testamento non c'era, e per una buona ragione: per la stessa ragione non c'era neanche il vecchio. Ma oramai non sarebbe più stato così: Maurizio offriva l'uno e l'altro, non gi

Non c'era niente da far maraviglia; un po' di pratica; questione di esercitare le articolazioni a quel punto di arrivo in linea, i muscoli a quel grado di tensione, ecco tutto. Ecco niente; gridava il generale, con la sua voce di tuono. Se non si trattasse che di esercizio, in tutti i giuochi tu riusciresti eccellente, mio caro. E allora come va che sei sempre una sbercia a carambolo?