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Capitolo XXII. Tale essendo il lusso del vestire e dell’acconciarsi, facile cosa è lo immaginare la vita alla quale esso dovesse corrispondere. Conversazioni, feste da ballo, teatri, villeggiature si alternavano con feste e spettacoli sacri e passatempi religiosi. D’estate o d’inverno, la giornata era sempre breve, insufficiente alle occupazioni del corpo e dello spirito.

CAPITOLO I In Val Mis'cia Pag. 1 » II L'asino dei Rampoldi » 19 » III Primavera » 29 » IV In confessione » 45 » V Zappando » 65 » VI Vinto » 71 » VII Alla Cascina Grande » 85 » VIII Nuove lotte » 95 » IX La Cristina » 107 » X Il destino » 123 » XI Il medico » 133 » XII Il germe dell'odio » 149 » XIII Decomposizione » 161 » XIV Vendetta » 169 » XV Sola » 189 su i Romanzi di BRUNO SPERANI

Il 10 ottobre, dopo un continuo scaramucciare, giungeva a Sange-Hamferid e agli ultimi di ottobre faceva accampare l'esercito sfinito, demoralizzato, a Kassegh, aspettando il momento opportuno per gettarsi su El-Obeid ed espugnarla. CAPITOLO XIII. Lo schiavo di Elenka.

Malgrado tutto ciò, non si divertiva, senza che però si pentisse in alcun modo del suo viaggio, poichè perfino la noia era diversa dalla solita. Pure capì che una qualche distrazione ci voleva. Un giorno vide passare la fanciulla che presentammo al lettore in principio del capitolo, e la trovò più bella di quante avesse incontrate fino allora.

Quasi tutte le celle, la sala del capitolo, i corridoi ed alcune lunette dei cortili contengono sue pitture.

Quindi tutto ciò fu figurato dagli antichi romani, percioché, quando imprimevano la dea Moneta sopra le loro medaglie, la faceano sempre stante in piedi e non mai a sedere, come di ciò ne fa menzione Enea Vico nel capitolo IV del primo libro dell'opera sua, nella quale si tratta Della nobiltá delle medaglie antiche; e ciò faceano per dimostrare che le monete, di propria natura, stanno sempre in andare.

Sua Eminenza all'opposto sapeva, pel secondo capítolo degli Atti degli Apostoli, che il dono delle lingue si diparte dallo spirito; e che quando, dopo la Pentecoste, gli Apostoli scesero per la via favellanti in più lingue, le turbe non li giudicarono gi

Comincia il XXVI Capitolo Godi Firenze, poi che se' si grande Che per mare e per terra batti l'ali E per lo 'nferno tuo nome si spande

Rientrata nelle sue stanze e rinchiusasi nel suo segreto gabinetto, posò sul tavolino la camelia rossa; ed abbandonatasi sopra una larga sedia a bracciuoli, incominciò a riandare con somma cura tutte le frasi, le parole, i gesti pur anco del colloquio avuto col suo amatore, colloquio di cui noi intendemmo una parte nel passato capitolo. Ella capiva benissimo dover argomentare che il giovane appassionato altro esser non doveva che un fanatico avventuriero, ma non capiva il perchè una forza prepotente legasse ai costui voleri lei, donzella tutta calma, tutta dolcezza! Dagli ultimi discorsi dell'incognito non poteva porsi in dubbio avere egli in mira un qualche passo audace, fatale e tremendo. Ora egli, non contento dell'amore di una fanciulla da lui adorata, voleva farla partecipe de' suoi fini: ma questo non era un chiamarla complice dell'atto pericoloso e forse temerario? Un convegno di notte in luogo remoto cui ella era invitata a comparire in abito mentito e guerresco ben le diceva di qual genere di abboccamento si trattasse; e, certo, abboccamento di amore esser non poteva quello, imperocchè il fratello di lei doveva pur prendervi parte. Ma i legami misteriosi che chiaramente appariva avere l'incognito col fratello di lei come s'eran formati? di quale specie erano essi? Dunque anche Alfredo dipendeva ciecamente dal volere di quell'uomo straordinario? fratello e sorella si trovavano come incatenati alla ferrea di lui volont

Conosciamo le deviazioni dell’ago calamitato in tutte le regioni del globo, ne abbiamo anche delineate esattissime tavole; ma la causa del fenomeno costantemente ci sfugge. Per possedere il segreto di tutti i congegni che fanno muovere due sottili lancette sopra un quadrante di porcellana, un fanciullo non dubiterebbe di disfare l’orologio. Ma noi non siamo più fanciulli, pur troppo! Capitolo II