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Vi rimanevano le mezze giornate a parlar dei piccoli casi del paese, tacevano spesso insieme volentieri, cantavano sottovoce le canzonette delle filande, mescolavano le loro intime confidenze fin dove lo spirito umile dell'una poteva salire alle altezze alquanto vertiginose in cui si sbizzarriva spesso lo spirito dell'altra. Regina era una pia e sottomessa figlia di Maria.

Il conte, Emilia, Cavignì e la signora Livona cantarono quindi canzonette accompagnate da due liuti, e da qualche altro istrumento. Talvolta gli strumenti tacevano, e le voci, in accordo perfetto, andavano indebolendosi fino all'ultimo grado; dopo una breve pausa si rialzavano, gli strumenti riprendevan forza, ed il coro generale echeggiava per l'aria.

Suor Maria Crocifissa Sabellico improvvisa per lui canzonette di amore. Verseggia Suor Maria Rosa Giannini: O bello Dio d'amore, sta co me ogn'ora. Brucia questo core Del tuo divino amore O caro mio Gesù.... Del tuo amore io ardo e moro, Torna, torna o mio tesoro. Io son tua e tu sei mio...

Il conte Luca si turava gli orecchi con le dita; Gasparo corrugava la fronte come se lo prendesse un rimorso di non esser sul luogo della pugna; Margherita imitava ridendo il suono delle cannonate: bum, bum. Poi si metteva a canticchiare una delle canzonette patriottiche di quei tempi: Fuoco sopra fuoco S'ha da vincere o morir, ecc. ecc. Oppure

Regina dal cuor contento, dopo aver intonato alcune canzonette, presa dall'affanno del salire e più ancora dal raccoglimento quasi religioso della luce morente, si arrestò ad aspettare il babbo accanto ad una rozza croce, dove intonò l'Angelus. Flora rispose alla preghiera a voce alta, come se volesse farsi sentire e sentire la sua voce in quel grande spazio diffuso.

Di questa le ragazze si servono per accompagnare, con la delicatezza che è propria di siffatto strumento, brevi canzonette popolari siciliane, il cui contenuto scherzevolmente amoroso non cede in acutezza ed in arguzia al tedesco.

che prima salutò la trasformazione della deserta funerea campagna⁵¹³, è uscita or ora dalla bocca d’un giovane innamorato alternandosi con le canzonette Lu Gigghiu, A Dori, Li Piscaturi da una donna del vicino viale. Egli, lo schivo Meli, lieto della scena, ricantando a sua volta le lodi della Flora, esclamer

Il barone Forno in Napoli diceva: «Due donne che abbiano sonora voce, cantando l’una e l’altra in terza, ed un uomo che l’accompagni, in voce di basso, cantando, dico, tutti e tre sull’unisono canzonette di gusto, non recan eglino il maggior piacere del mondo, anche oggigiorno , che siamo per così dire sazj di sentire composizioni eccellenti della più scelta ed armoniosa musica?

Non dirlo più, proruppe. Guai a te se lo dici ancora. Non voglio più sentire quelle stupide cose. Fräulein, attonita, ammutolì. Canta qualcos'altro, disse Nancy. Ma Fräulein non sapeva che cos'altro cantare. Tentò due o tre canzonette, con poco successo. Nancy tornò a sedere nel letto: Non voglio più sentire quelle parole sciocche che tu dici. Non puoi cantare solo la musica, senza dire le parole?

Piticchio si alternava con Alessandro Scarlatti, Zingarelli con Guglielmi, Paisiello con Cimarosa. Via via che la musica piegava a forme nuove, le più intelligenti famiglie si affrettavano ad accoglierle. Ogni repertorio privato si arricchiva di arie e di madrigali, di canzonette e di romanze, produzione manoscritta che si diffondeva per copie, tenute poco men che originali.