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Tu strisci, io volo; tu sbadigli, io canto: Tu menti e pungi e mordi, io ti disprezzo: Dell’estro arride a me l’aurato incanto, Tu t’affondi nel lezzo. O grasso mondo d’oche e di serpenti, Mondo vigliacco, che tu sia dannato! Fiso lo sguardo ne gli astri fulgenti, Io movo incontro al fato;

che l'una parte e l'altra tira e urge, tin tin sonando con si` dolce nota, che 'l ben disposto spirto d'amor turge; cosi` vid'io la gloriosa rota muoversi e render voce a voce in tempra e in dolcezza ch'esser non po` nota se non cola` dove gioir s'insempra. Paradiso: Canto XI O insensata cura de' mortali, quanto son difettivi silogismi quei che ti fanno in basso batter l'ali!

Ed ecco gli usignoli saltellare fuori dai piccoli tunnel fronzuti e inoculare l'adamantino sangue del loro canto nelle ramificate arterie del silenzio, sotto le palme che spandono l'anima sognante del Nilo. Giungono i primi invitati: ufficiali e soldati mutilati. Il loro incedere ha un ritmo sincopato sulla ghiaia scricchiolante dei viali.

Ma ecco che il bisogno di mangiare, ossia la fame, si fa sentire.... Allora smettete di fare il chiasso, lasciate in un canto i balocchi e correte dalla mamma a chiederle il pane.

L'anima d'ogne bruto e de le piante di complession potenziata tira lo raggio e 'l moto de le luci sante; ma vostra vita sanza mezzo spira la somma beninanza, e la innamora di se' si` che poi sempre la disira. E quinci puoi argomentare ancora vostra resurrezion, se tu ripensi come l'umana carne fessi allora che li primi parenti intrambo fensi>>. Paradiso: Canto VIII

Guido Laurenti, dal canto suo, cercava sempre il nemico, e lo combatteva gagliardamente, efficacemente, senza conoscerlo ancora.

81 Non risponde ella, e non sa che si faccia, perché Rinaldo ormai l'è troppo appresso, che da lontan al Saracin minaccia, come vide il cavallo e conobbe esso, e riconohbe l'angelica faccia che l'amoroso incendio in cor gli ha messo. Quel che seguì tra questi duo superbi vo' che per l'altro canto si riserbi.

Con allegria pazza due volte, tre volte, quattro volte Pagiolin capriolò abbandonando le ali come un nuotatore nell'onda e nella schiuma del canto. Poi giù a capo fitto nel suono più denso. Le sue ali sfioravano le lunghe corde d'oro tese dai raggi solari. Ruzzolò giù. Era troppo ebbro e il sudore gli scorreva sugli attacchi delle ali. Come mai ho dimenticato la mia santa missione?

E cosí, accioché fine pognamo agli argomenti, pare, come di sopra è detto, non convenirsi a questo libro nome di «commedia». si può dire non essere stato della mente dell'autore che questo libro non si chiamasse «commedia», come talvolta ad alcuno di alcuna sua opera è avvenuto; conciosiacosaché esso medesimo nel ventunesimo canto di questa prima cantica il chiami commedia, dicendo: «Cosí di ponte in ponte altro parlando, Che la mia commedia cantar non cura», ecc.

Ella, dal canto suo, senza far mostra di accorgersi d'essere stata consultata o preferita, dava uno sguardo repentino a sua madre, e se questa non le diceva col cipiglio di tacere, si era certi di udirla esprimere la sua opinione talvolta perfino tagliente e frizzante, come quella di un piccolo Tayllerand in gonnella.