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Ginevra intanto era seduta su d'un canapè di legno dorato, coperto di raso azzurrognolo, e parecchi cavalieri le stavano intorno, tra i quali il gran ciamberlano, che voleva ad ogni costo mandarla a ballare.

In casa la desolazione e lo squallore erano succeduti alla pace d’un’ora prima. Beppina colle mani nei capelli, coricata sul canapè, chiamava il suo Stefano, mandando dei singhiozzi convulsi che parevano soffocarla.

Il duca di Casalbara, sdraiato sul canapè, con Nora accanto, stretta al suo braccio, subiva quella voce lenta, insinuante, come un ronzìo misterioso, senza avere la lena di rispondere, di muoversi.... Attraverso alla seta morbida, sentiva il calore, lo forme del corpo di Nora; ne sentiva il profumo vago dei capelli, e ne sentiva l'odore... quell'odore acuto di ragazza bionda. Sarebbe stato , senza muoversi, tutta la vita. Soltanto la macchia di vino sulla camicia bianca dello zio Matteo, lo offendeva colla sua volgarit

Ritirato nella mia stanza, mi gettai sul canapè, piansi dirottamente, e mi addormentai oppresso dalla stanchezza. Mio zio ebbe la delicatezza di non ritornare a parlarmi de' suoi progetti, de' miei amori, lasciando al tempo ed alla riflessione l'incarico di accomodare ogni cosa. Intanto io passava giorni malinconici e notti irrequiete, rotolandomi nel letto senza trovare riposo.

TOMMY gliele bacia una dopo l'altra. GIOVANNI dal lato opposto della scena, a Massimo Guardali. Guarda mia moglie. Guarda mio figlio. Ti sembrano compresi del loro stato? Tu non sai, tu non sai. È seduto sul canapè. I gomiti appoggiati alle ginocchia e la testa nelle mani. Passate per il Gottardo? No, per Modane. Peccato, il Gottardo è così pittoresco! A Nennele. Tu sei stata mai in Svizzera?

Con la testa arrovesciata sul canapè, con gli occhi semichiusi, perchè così aveva l'illusione di soffrir meno, ella cercava d'ingannare il tempo, il tempo che non passava mai, cercava di far arrivare un'ora ragionevole per coricarsi.

Ciò detto, andò a sedersi sul canapè, pigliando sbadatamente in mano un giornale parigino ch'era posato sulla tavola. Cecchina, ritta in mezzo al salotto, non sapeva che dire per farlo andare via, e non le dava l'animo di congedarlo con quelle asciutte parole che le aveva detto la signora. Signor Salvani! si provò finalmente a dire la buona ragazza.

Ciò detto, il degno uomo si lasciò andare per morto sul canapè di damasco rosso, come un uomo che avesse risoluto di non commentare più nulla. Il signor duca faceva le volte del leone e non accennava punto a volersene andare. Tutto ad un tratto si fermò, fissò gli occhi in volto al padrone di casa, e gli disse: Che cosa ne penser

"Ft!... Marche!..." e Numa spariva sotto il canapè, dopo aver ricevuto una staffilata forte, sulla groppa, colla nappa e il cordone della veste da camera.

E che gamb!... Poi, balzando dal canapè e saltellando e fregandosi le mani come per scuotersi di dosso la lussuria, aveva esclamato sogghignando: È una pellissima catta, ma prima de aferla in te le man, mi voléssi per prutenza tajagh i ong! E l'onesto, il buono e semplice signor Ambrogio, era rimasto stranamente impressionato da quei discorsi.