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Ora a proposito, ditemi una cosa.... riprese dopo un po' di silenzio, è veramente calabrese questo don Peppino? Il campiere che ingoiava un grosso boccone, accennò di col capo. Calabresissimo, disse poi. O perchè allora lo chiamano il Lombardo? È lui che dice che è lombardo. E con quale scopo?

E avendogli questi detto che in ballo ci avevano a esser tutti, rispose che anche lui l'intendeva così; ma voleva che lo si facesse passare per un tal Serafini, campiere a spasso: all'occasione si sarebbe travestito da campiere. Presa dunque questa deliberazione, stettero a parlare ancora della casa.

L'indomani, in groppa al morello, con le bisaccie ben gonfie, e Vespa e Monaca dietro, il guercio arrivava a Pietracaduta. Il campiere l'aspettava: messero il cavallo in istalla, e fecero le viste d'andarsene a caccia. È venuto? domandò il galantuomo sottovoce, quando s'ebbero allontanato un poco dalla masseria. Stamattina, rispose Ciulla nell'istesso tono. Dov'è? Sulla montagna.

Serafini.... campiere a spasso.... restavano intesi.... Si parla una volta, rispose il guercio, stringendo la mano che l'altro gli tendeva come ultima raccomandazione. Il galantuomo desinò un po' più presto del solito.

Entrava Masi con le bisacce. Non state a incomodarvi, compare, ho portato un po' di salsiccia. E fattosi incontro al contadino, la cavava fuori dalle bisacce coi sedani, il pane, il fiasco e la ricotta: dava l'una al campiere, posava le altre cose sul deschetto. Oh, non c'era proprio bisogno.... basta, sempre compito don Castrenze!

E chi vi dice che dovete lavorare!... insistè mastro Pasquale alzando le spalle. Esser diretti vogliamo; lo capite? esser diretti e non altro. Mi pare che.... Ma il furbo accennava sempre di no col capo. E il figliuolo ammiccò a compagni. Via, padre, disse voltosi al campiere, ora che gli amici son venuti sin qua, non gli si ha a dare questo dispiacere agli amici.... Seguì un silenzio.

Dunque compare Nino si chinò e mi disse all'orecchio: È un marchese incaricato da Francesco di venire a organizzare in Sicilia un brigantaggio come quello del Napoletano. Davvero! esclamò don Castrenze. Che posso dirgli, riprese il campiere stringendosi nelle spalle.

Oltre di ciò, venuta l'ora, lui ne l'amico si sarebbero mossi dal lato del Capitano che avrebbe potuto farne il suo piacere al minimo indizio di tradimento. C'era che dire? Non c'era che dire. Tuttavia per un resto di dubbio, o che, il bandito dichiarò che voleva parlare col prete, concedeva che venisse travestito da campiere. Padronissimo, rispose il galantuomo.

Allo scalpitìo del cavallo s'affacciò alla porta un contadino. Ehi! Ehi! Che volete? C'è compare Giorgi? C'è. Si voltò verso l'interno, e chiamò: Su Giorgi!... su Giorgi!... Oh. C'è uno che cerca di voi. Un momento dopo comparve il campiere.

E mentre tutti pendevano dalle labbra del su Francesco, la pentola alzò il bollore. Va' a prender la pasta, Sciaverio, disse il vecchio; gli amici stasera mangeranno un boccone con noi. Grazie, risposero i due giovani a una bocca, e Zumboli posando una mano sul ginocchio del campiere, esclamò: Non ce l'avete a dire di no, porca cagna! non ce l'avete a dire....