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Nella sera di quel giorno in cui avvenivano nel palazzo del principe Rizzi le scene narrate nei capitoli precedenti, il secondino Petronio si trovava di guardia in un camerone interno delle carceri; toccava a lui di vegliare per tutta la notte in quel luogo. Il buon uomo si aiutava col tabacco da naso e con quello da fumo, contro il sonno che minacciava d'invaderlo.

Il canto mortuario del miserere che saliva sulla scala, e di a poco il chiarore dei ceri, che apparve oltre il cancello, annunziarono l'arrivo della compagnia di San Giovanni Decollato. I confratelli incappucciati entrarono nel camerone. Uno dei confratelli teneva inalberato il lugubre vessillo della compagnia, che porta dipinto nel drappo nero una testa recisa.

Non compiangete quelle belve e guardate! Lo seguo in un camerone dove contro il muro sono attaccate in bell'ordine migliaia e migliaia di mazze ferrate. Vi sono altre tre camere piene come questa. Basta per ora. Usciamo! V'invito a colazione. Prenderemo il caffè in una strana famiglia mezzo austriaca, tutta smorfie e baci per noi. Divertentissimo. Venite.

S'inoltrò nel camerone e oltrapassò la linea del paravento, mettendo così il piede nella parte più intima della dimora di quella famiglia e si fermò a pochi passi dalla tavola su cui Rosina alzandosi aveva gettato alla rinfusa i panni intorno a cui stava lavorando; piantò in terra la sua mazza, vi appoggiò su le due mani una accavallata all'altra, e fatti scorrere que' suoi occhi di talpa, quasi di furto, su Vanardi, su Rosina e sui tre ragazzi che si erano fermi in gruppo, il tozzo di pane in mano e gli occhi larghi, a guardare il nuovo venuto, disse con voce tutto dolciata: Buon giorno, miei cari.

Mentre i confortatori entravano per la porta del carcere e salivano sulle scale, il secondino Petronio, che doveva aprire le segrete dei condannati, e condurli nella cappella, aspettava l'arrivo della confraternita in quel camerone della prigione, dove l'abbiamo incontrato un'altra volta, e dove faceva fra e queste riflessioni: Quei due poveretti devono proprio andare alle morte questa mattina!... Questo pensiero mi produce un affanno, che non posso spiegare. Io sono avvezzo a vedere queste disgrazie. Eppure questa volta mi sento proprio stringere il cuore. Ma perchè? Perchè questi due disgraziati non sono assassini. Avranno forse fallato, ma credevano di far bene!... Quel povero Tognetti così giovane! E Monti, poveretto, che lascia la moglie e tre figli, e il bambino più piccolo ha diciotto mesi!... Ah, che miseria!... Se dipendesse da me, io farei loro la grazia sul momento. Pare impossibile che il Santo Padre, che dicono che è tanto buono, non debba sentir compassione, quando la sento io, che sono una pellaccia dura d'un carceriere! Ma io sono un ignorante, e lui ne sa più di me. Dovr

Egli si era fatto aprire senza rumore il cancello del fondo, e si avanzava cautamente nel camerone, mentre Petronio aveva tutta rivolta la sua attenzione verso Monti. E questi seguitava a pregarlo che gli desse qualche notizia della sua famiglia, e lo togliesse da quella insoffribile ansiet

La guardia di Finalborgo fa il suo dovere senza esagerazione e senza imbestialire contro la ciurma che ha delinquito. Ma è possibile, dite, di rimanere in un camerone di settanta o ottanta individui per delle settimane, per dei mesi, per degli anni, con una mano nell'altra, col pensiero istupidito, senza mai lasciarsi scappare una parola, un'interrogazione, un grido che viene su dall'anima in un momento di crepacuore? No, non è possibile. Me lo disse tutto il personale del penitenziario di Dublino quando ero l

Staccatosi anche da quella porta, il bravo secondino si diede a passeggiare in lungo ed in largo per opporre migliore resistenza al sonno, ch'era sempre per tornare ad assalirlo. In fondo al camerone era un cancello, pel quale si passava nelle altre parti della prigione... a quel cancello stava di guardia una sentinella.

Il capo-custode s'inchinò profondamente, e condusse la signora attraverso un labirinto d'anditi e di scalette, fino a quel tal camerone, a cui mettevano capo le porte di tante segrete, e nel quale vedemmo gi

In quel momento altre persone entrarono nel camerone, senza che il secondino, tutto assorto ne' suoi pietosi sentimenti, se ne accorgesse. Il giudice Marini, al quale era devoluta insieme all'istruttoria del processo politico, la sorveglianza del carcere dove erano detenuti gl'inquisiti, faceva sempre le sue visite in ore insolite e inaspettate, a modo di sorpresa.