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Ma dopo il terzo quadro, al momento di entrar in iscena dinanzi a Pilato e Caifasso per esservi poscia battuto con le verghe e incoronato di spine, G. C. frugando il proprio involto s'accorse di aver dimenticato una cosa importantissima: il pannolino rosso da mettere intorno alle coscie durante la bastonatura, quand'egli si troverebbe in costume adamitico.

Poi sollevò la testa imparruccata, distese le braccia e, lentamente, gravemente, pronunciò le fatidiche parole: , e mi vedrete quando verrò a giudicare gli uomini alla destra del mio divin padre. Uno dei manigoldi finse di percuotere G. C. su la faccia e dopo tre o quattro secondi il suggeritore, tra le quinte, battè le mani per simulare lo schiaffo. Allora Caifasso rimandò G. C. a Pilato.

Alzavano il sipario per il quarto quadro. Gli scenarî figuravano una vasta sala sostenuta da colonne marmorizzate ed illuminate, in alto, con finestre a vetri di più colori. Caifasso, coperto il seno di una maglia a squame di pesce, era seduto davanti alla tavola ampia dalla quale pendeva un tappeto verde macchiato d'inchiostro. Sul proscenio era gi

Qualche neofito della nuova setta cristiana, il proposto don Anna, cinque o sei canonici della cattedrale e la moglie del vice-intendente Caifasso, erano i soli avventori della bottega. La contessa di Caifasso aveva altresì profittato dei gabinetti particolari in compagnia di un tenente degli usseri.

Non ti pare ch'egli somigli perfettamente ad un questurino dell'undecimo circondario? chiese una sera al conte marito la contessa Caifasso. Ma il vice-intendente, che a due mascelle spolpava un fagiano levato in quel punto dal buffet, lanciò alla moglie un'occhiata fulminea, e don Anna fece notare alla contessa come e qualmente il loro ospite illustre avesse il profilo dei Romanoff.

Les salons del principe Iscariott de Judoff si apersero a splendide feste. Il cavaliere e commendatore Ponzio Pilato, allora governatore di Gerusalemme; il vice-intendente conte Caifasso, don Anna il proposto della cattedrale, e molti cavalieri di antica e recente fattura, in una parola tutta l'aristocrazia della citt

L'aristocrazia di Gerusalemme, scandalizzata dall'avvenimento, ripudiò ipso facto il barone. Ponzio Pilato, il vice-intendente Caifasso, il proposto Anna, tutti quanti si sovvennero dell'antico questurino, e chiamandosi mistificati da un audacissimo furfante, spedirono quattro carabinieri per arrestarlo. Ma Giuda, che aveva degli amici alla Polizia, fu avvertito in tempo utile, e mentre i carabinieri perlustravano le sale interminabili del palazzo, egli usciva dalla citt

Il popolo, i giudei ed i veliti romani partirono insieme col pontefice; ma la scena restò libera poco tempo ed al posto di Caifasso ritornò Pilato, alle cui calcagna camminava un servo recante la catinella di stagno con l'acqua per lavarsi. Lindo, trascinato dagli stessi nemici, accompagnato dalla stessa turba curiosa, ricomparve su la scena.

Credeva Carlo rimbambito e grasso d'esser imperator d'un vasto impero, per aver una veste da Caifasso, la corona gemmata oltre al pensiero, e per veder, allor che andava a spasso, chinar le genti per ogni sentiero, e per sentir, se dal palagio uscia, timpani, corni, trombe e sinfonia.

Siamo all'ordine? gridò il suggeritore presso il sipario. Caifasso, hai la corona da porre in capo? e Pilato portò seco la catinella per lavarsi le mani? e Malco ha la mezza orecchia da buttare a terra? Lesti; il segnale. Uno, due... Attenti! quel buon ladrone stia tranquillo. Piuttosto vada a prendere il cartelletto con l'Inri e lo unisca alla croce. Dov'è San Pietro? bravo asino: sta l