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Vieni al Cafè de Paris, disse Aldo. Ordinarono per loro il caffè e la crème de menthe, e per Anne-Marie un gelato di fragola e delle paste. L'orchestra suonava «Sous la Feuillée». Oh Dio, come è bello il mondo, disse Nancy con un piccolo singhiozzo in gola. Dio! che paese divino! Come adoro tutto! come adoro tutti.

C'est une canaille, un filou!.. cominciò anche il fratello a gridare dall'altra camera, e monsieur Crispì, un pappagallo bianco, grosso, con una cresta gialla, che s'arrampicava su tutti i mobili, rosicchiandoli e insudiciandoli, nel sentir gridare a quel modo, cominciò a gridare più forte, come un'anima dannata: Amourreux! Pauvre Amourreux! Cafè! Cafè! Cafè!

Egli le chiese di Montecarlo, e Nancy fu contenta di poterne parlare con profonda conoscenza, accennando con disinvoltura ai sistemi e al Café de Paris. Vi piacerebbe tornarvi? chiese lui. Oh ! esclamò Nancy congiungendo le mani, delicatamente inguantate di suède viola chiaro. Poi i suoi pensieri vagarono lontano, ed ella fece mentalmente una piccola preghiera per Anne-Marie.

Nei suoi grandi occhi impauriti passò la visione di Aldo esanime sotto una palma nel giardino, spenti i divini occhi, i morbidi capelli aggruppati nel sangue... Io credo che lo troveremo sano e salvo, disse l'inglese. Andiamo a vedere al Cafè de Paris. Lasciarono l'atrio, e scesero per i gradini sulla piazza del Casino.

Ma, egregio amico Cappa, il Pubblico Ministero ci può rispondere: i teatri e i café chantants non sono sotto la mia giurisdizione, ma sotto quella del prefetto (art. 40 della legge di P. S.) e io non c'entro. Non c'è quindi contraddizione. Il prefetto non ha creduto di proibire e forse il prefetto si è ricordato che quando l'art. 40 fu discusso alla Camera, insorsero uomini che non appartenevano alle falangi estreme a dire: sono arcaismi, residui dei tempi passati, il miglior giudice dello spettacolo sar

Ca pirchì si non ti fermi, mi portu 'u chiavinu d' 'u licchettu e dumani matina, senza ca tu ti susi ppi grapirimi, ti vegnu a fari 'u cafè e ti vugghiu 'u latti.... Ma gi

Scurciatu!.... La stissa vucca, l'occhi stissi, e macari 'u stissu disiu di cafè!.... Ranni Diu!.... E comu conusci a so' patri!.... Accussì nicu, quannu 'u vidi arrivari di luntanu, ci ridunu l'occhi, e m'abballa 'nt' 'e vrazza!.... Pirchì?

Passando davanti all'Hôtel de Paris vide la gente che pranzava ai tavolini illuminati da lampadette rosse. Sulla piazza, sulle panche in giro alla grande aiuola di fiori, della gente sedeva in crocchi; e dirimpetto, nel Café de Paris, gli tzigani in giubba rossa suonavano «Sous la feuillée». D'un tratto Nancy si sentì smarrita e spaventata. Perchè era qui?

Dopo aver provato all'albergatrice che almeno per ora non ero anche morto, ce ne andammo al café de la Paix, dove un subisso di mobili raccontavano mirabilia degli ultimi fatti. Tra questi predominava un capitano lungo come una pertica, elegante come un perfetto dandy. Guarda ha la croce di Mentana! Mi dice all'orecchio il furiere Quaranta che in quella sera ci aveva accompagnato.

I tzigani lanciavano nel profumato crepuscolo la dolcezza triviale della «Valse Bleue». Nancy sussultò: ecco Aldo! Ma ! Certo, era lui! Usciva dal Cafè de Paris, con una donna grassa, vestita di bianco. , era Aldo. Nancy mosse rapida un passo verso di lui, poi si fermò. L'inglese si fermò anche lui, tacendo e volgendo per discrezione lo sguardo verso gli alberi del giardino.