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Mentre Angelin piangendo il capo gratta, Orlando irato a chiama Ruggero, e disse: Tua sorella mi par matta: che caso è questo e che nuovo pensiero? chi è colui che di concorrer tratta in competenza a questo cavaliero? Tu doveresti saper ben la storia, ma tu mi sembri fuor della memoria. Disse Rugger: Per quel sacro battesimo c'hai sulla testa, non mi chieder questo.

25 qual sagra, qual falcon, qual colubrina sento nomar, come al suo autor più agrada; che 'l ferro spezza, e i marmi apre e ruina, e ovunque passa si fa dar la strada. Rendi, miser soldato, alla fucina per tutte l'arme c'hai, fin alla spada; e in spalla un scoppio o un arcobugio prendi; che senza, io so, non toccherai stipendi.

cotali uscir de la schiera ov'e` Dido, a noi venendo per l'aere maligno, si` forte fu l'affettuoso grido. <<O animal grazioso e benigno che visitando vai per l'aere perso noi che tignemmo il mondo di sanguigno, se fosse amico il re de l'universo, noi pregheremmo lui de la tua pace, poi c'hai pieta` del nostro mal perverso.

40 Poi volto a Ferraù, disse: Uom bestiale, s'io non guardassi che senza elmo sei, di quel c'hai detto, s'hai ben detto o male, senz'altra indugia accorger ti farei. Disse il Spagnuol: Di quel ch'a me non cale, perché pigliarne tu cura ti dei? Io sol contra ambidui per far son buono quel che detto ho, senza elmo come sono.

DON FLAMINIO. Che quel c'hai a fare lo facessi tosto, ché il giorno va via e la sera se ne viene, e il beneficio consiste in questo momento di occasione. Usarò teco poche parole, ché la brevitá del tempo non me ne concede piú. Mi par soverchio ricordarti le cortesie che ti ho fatte; e il volerti far pregar con tanta instanza diminuisce l'obligo che mi tieni.

PILASTRINO. Guarda se 'l cielo è giusto! Io so che questi, tra 'l non aver danari e tra l'amore, si trova fatto, e in cosí poco tempo, uomo da ben. Ghiottone, scelerato, c'hai qui gabbato il boia che a la forca t'aspettava col diavolo! Or vuoi andare per il mondo e gabbar Domeneddio e gli uomini? FILENO. Troppo è; lascialo andare. Che pensi guadagnar da un simil pazzo? Torniamo in piazza.

PILASTRINO. Ben ti venga, poi c'hai per me mandato perché merendi teco. CRISAULO. Ascolta, prima, quello che t'ho da dir: poi, se vorrai, potrai mangiare. PILASTRINO. Oh! Se bevessi prima, t'ascolterei pur troppo volentieri e con pazienza. CRISAULO. Orsú! Non mel far dire duo volte o tre. PILASTRINO. Di' presto quel che vuoi.

cotali uscir de la schiera ov'e` Dido, a noi venendo per l'aere maligno, si` forte fu l'affettuoso grido. <<O animal grazioso e benigno che visitando vai per l'aere perso noi che tignemmo il mondo di sanguigno, se fosse amico il re de l'universo, noi pregheremmo lui de la tua pace, poi c'hai pieta` del nostro mal perverso.

LIMERNO. Mi pensi tu forse cosí pazzo ch'io creda sopra la luna? MERLINO. Ed io di te assai manco credo; ché, volendo una fiata salir un arbore di fico ad empirmene de le sue frutta, per mia sventura venendovi abbasso, ruppimi una spalla, onde d'allora in qua non ho mai voluto piú credere sin a l'altezza de li arbori. Ma qual è questa gloria del mondo c'hai detto?

Poco mangiava a desco e stava chiotto, e va sonniferando tratto tratto. La notte tutta alle puttane er'ito, tornato a giorno e poco avea dormito. Berta, che lo tenea per suo mignone ed era tenerissima del putto: C'hai tu? dicea mi fai compassione: oggi tu mi se' tristo e spunto e brutto.