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Anche a Sant'Eufemia erano scialbe le mura; ma l'ospedale non si aveva tempo a sentirlo, poichè la famiglia appariva da tutti gli usci, brulicava per tutte le corsie, s'inchinava amorosa a tutti i capezzali. Le donne gentili di Brescia assistevano esse i feriti; servivano gli ammalati più gravi, consolavano di buone parole coloro che potevano udire e rispondere, allegravano di graziosi motti i convalescenti. In certe strette, dove i feriti non avevano più bisogno d'altro che di riposo e di nutrizione ricostituente (non è questo il vocabolo?), non pareva più d'essere tra due letti d'ospedale, ma in un salotto; salotto improvvisato, ma pur sempre un salotto. Per l'appunto da due convalescenti erano occupati i due letti alla destra di Aminta, corrispondenti ai numeri 152 e 153. Il 152 era un giovanotto di Casalmaggiore, che aveva avuta a San Martino una ferita sul dorso della mano sinistra, nell'atto di puntare il fucile, prima di aver la sua laurea d'avvocato nella universit

Un gran miracol fia Se Cristo teco alfine non s'adira. Era il primo di settembre del 60, e verso le dieci antimeridiane una immensa folla brulicava dalla superba Basilica di S. Pietro, il maggiore dei templi del mondo.

Ma questa volta l'intercalare favorito del vescovo venne troncato a mezzo da un rumore partito dal cortile, Erano le carrozze che conducevano il caudatario, il crocifero ed altri prelati del seguito di sua Eminenza. La casa parrocchiale brulicava di clero e di popolo.

Cotesta razza di buffoni e di cantastorie brulicava per tutta Europa. Campavano generalmente alle spalle dei gran signori, o dei Comuni (e anche quel di Pistoia ne aveva allora uno suo, denominato Gazzino) ed erano il trastullo di tutte le Corti bandite. Recavano da un paese all’altro novelle di pubblici casi e privati, in mancanza di gazzette e di chiacchiere a stampa; e per questo, e perchè con arguti motti pungevano e destavano il riso, erano, si sa, accarezzati da tutti. Nelle parti però di Toscana, dove il feudalismo, più che altrove, andava scemando, e Corti non v’erano, se ne contavano pochissimi. Costui infatti era venuto di Lombardia e dimorava da qualche tempo in Firenze. Il quale, come seppe di questo straordinario concorso, vi venne subito per tentare un guadagno. Eccolo l

Giorgio, un altro amico ed io passavamo la sera con lei. La via Manzoni brulicava di folla elegante. «Usciamo sul terrazzo a vedere le signore che tornano dal Corso» disse Fulvia. Ed uscì. Io me le posi a destra, l'altro signore a sinistra. Il resto del terrazzo era ingombro di fiori. Giorgio rimase dietro a lei.

Con un'altra barca Bortolo, Regina, Maria Giulia, la Nunziata del Castelletto con un'altra figliuola di nome Costanza si fecero condurre all'osteria del Galletto, poco su della strada di Griante, un luogo tenuto da un parente di Bortolo, da dove si potevano dominare e seguire molto bene i movimenti delle barche e tutta la festa che brulicava disotto.

Per riparare almeno in parte i passati miei torti io visitai sovente il povero infermo, portando il mio obolo al tugurio, e qualche dolciume ai fanciulli che mi presero presto in amicizia. La loro ingenua affezione mi tornava assai più grata di quella dei miei compagni di disordine, e seduto su quei greppi colla bambina, mentre la capra rosicava le foglie dei mirtilli e dei roveti, e Bitto vagava pel bosco alla caccia di tutto quello che brulicava sulla terra e sugli alberi, io mi sentiva calmo e predisposto a fare il bene; l'aria pura ed elastica della montagna mi risvegliava teneri sentimenti ed elevati pensieri, l'esalazioni silvane esilaravano il mio spirito, il silenzio solenne di quelle solitudini mi facevano fantasticare gradevolmente, e mi pareva impossibile di aver per qualche tempo abbandonato i miei passeggi e le mie contemplazioni per vivere in cattiva societ