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Tu sai i patti nostri: aiutarci l'un l'altro, ché cosí aremo i corpi pieni di buoni bocconi e le borse di contanti. Queste occasioni non accadono sempre: passano, e ci pentiremo. Quello è proprio sciagurato che si fa scappar di mano queste straordinarie venture: non mancare a te stesso. Di' e poi lascia fare a me, ché ne restarai ben contento e pagato.

ALTILIA. Siedi ancor tu, Lima; e chi ci ha invidia de' nostri contenti, non sia mai invidiato da altri. Ma se verrá mio padre, che scusa trovaremo che non l'abbiamo aspettato? CAPPIO. Cosí non ci mancassero denari alle borse, come non ci mancano mai scuse. Diremo ch'eravate stanche, che venevate meno senza fare un poco di collazionetta.

Mille e piú gabellier con mille trame, mostrandogli che il nero era turchino, e computi furbeschi e falso esame, esibendo un tributo piccolino, gli avevano usurpato il suo reame. Alle borse galluzza il bambolino: crede imperar nel regno, e l'ha venduto a mille re per un meschin tributo.

E sorse un dubbio in lui: «Che della vita al gioco Anche il volere altrui Debba contare un poco? Dalle prove che ho fatto Parrebbe.... Eh! via!.... son matto! Che colpa ci ha il Lessona S'io son nato ad Arona? «Nei piccoli paësi Piccole le risorse.... Qui gli uomini scortesi, Qui stitiche le borse; E poi, nemo propheta In patria è storia vieta; Per ritentar le prove Convien ch'io vada altrove.

Ma sopra tutto cura ed attenzione mettono i frati a far che per la chiesa sien pronte sempre a quella divozione borse a stangon, crollate alla distesa, perché possa sfogar la pia intenzione ogni buon'alma nel ben fare accesa, e possa ognuno aver dinanzi un fondo da seppellir le vanitá del mondo.

Lo ripeto, qui c'è da confondersi. Vorrei veder voi, lettori umanissimi, dopo una prima gita, tutta consacrata a formarvi un'idea del complesso, ed anche dopo una seconda, tutta spesa a vedere di corsa statue e gruppi di zinco, stivalini, manipoli di grano, ombrelli, aratri, velluti, ostriche, porcellane, lenti telescopiche, pelliccie, rastrelli, molini a vento, borse, bauli, pietre dure, scatole, mobili, bacheche, paraventi, conserve alimentari, arnesi scolastici, sottane, guanti, concimi, seghe, farine, carboni, diamanti.... e quasi quasi sarò per aggiungere, col Burchiello,

Avea raccolta questa verginetta, tra onesti doni e le merci onorate, d'orivuol, gemme e astucci una cassetta e borse d'òr da esser venerate, perché con sdegni casti e senza fretta e con rifiuti le aveva acquistate, con modesti atti e discorsi morali e con le sette virtú cardinali.

Quando eravamo fanciulli, avremmo mai creduto che ci fosser montanari con un grugno di toro e con due borse di carne penzoloni ai loro colli? O che vi fosser uomini col capo nel torace? miracoli che pure potrebbe garantirci oggi un qualunque viaggiatore assicurato al cinque per uno.

Il giuoco del lotto, nei tempi del nostro racconto, era stato funestamente inventato da Cristofano Taverna. La prima volta che se ne fa menzione è nel 9 gennaio 1448. Si proponevano alla vincita sette borse, dette della fortuna, e forse furono otto, donde il nome di giuoco dell'otto. In Genova fu instituito nel 1530. Clemente XI lo proibì.

E così, piene di borse, di fagotti, con un'oca "bella grassa" e un sacchetto di noci, le due vecchierelle, sempre collo scialletto nero e col fazzoletto di maglia grossa annodato sotto il mento, capitarono a Milano, tenendosi vicine vicine, per non perdersi in quel diavolesso, in tutta quella gran confusion!