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Ed è doveroso soggiungere che, se lo Scaruffi afferma piú volte l'immutabilitá assoluta di quel rapporto in assenza di alterazioni monetarie, implicitamente corregge la rigidezza della sua osservazione sofistica, rilevando come talune condizioni possano attenuare gli effetti delle mutazioni di valore relativo dei due metalli, e comprendendo che la costanza del rapporto di scambio fra l'oro e l'argento è la condizione essenziale di persistenza del bimetallismo.

È vero che anche il bimetallismo a rapporto fisso si risolve in monometallismo alternante, perché, quando il rapporto di fatto devia dal rapporto legale, rimane a volta a volta in circolazione il metallo meno apprezzato; ma esso si manterrebbe, se vi fosse la coincidenza fra i due rapporti, e tanto minore è la sua imperfezione, quanto minori e meno frequenti sono tali deviazioni.

Il bimetallismo a rapporto variabile è sostanzialmente monometallismo, perché tipo monetario unico è di fatto quel metallo che si ritiene non avere variato di valore.

E lo Scaruffi ha vòlto lo sguardo ad un bimetallismo internazionale con rapporto legale identico nei vari paesi, come il Cernuschi nel secolo XIX ha proposto «il 15-1/2 universale». Anche se tutti i paesi adottassero un sistema bimetallico a rapporto identico, rimarrebbe il metallo piú apprezzato prevalentemente assorbito quale materia per lavori industriali e di ornamento, e non si eviterebbero, quantunque tuttavia in grado attenuato, i danni del doppio tipo.

Lo Scaruffi ritiene che il bimetallismo a rapporto fisso, uguale in tutti i paesi, risponda meglio d'ogni altro sistema alle esigenze della circolazione, e questo rapporto fisso designa in 1 unitá di peso d'oro per 12 unitá di peso d'argento.