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Non vi si trova da comprare carne caci, tampoco del pane; perchè, tolto qualche benestante, che panizza in sua casa per uso proprio, tutto il dippiù dei villani bifolchi si nutrono d’erbe e di legumi, e nell’autunno di alcuni frutti, spesso selvatici e di fichi d’India. «Non s’incontrano che faccie squallide sopra corpi macilenti, coperti di lane sudicie e cenciose.

Nei campi destinati al melgone, gli aratri andavano su e giù lungo i solchi, squarciando il seno alla terra nera, calda, bramosa di fecondazione. I bifolchi e i cavallanti camminavano al passo presso alle loro bestie, esortandole di tratto in tratto con le voci famigliari a cui esse obbediscono. Tutta Val Mis'cia era in moto. I fratelli Rampoldi dirigevano i lavori.

Oh così fosse ai miei bramosi lumi sorto il lor sol. Tornato è 'l giorno al mondo non (lasso) a me, ch'a me non luce il sole, non s'apre il giorno a me se non si scopre colei, ch'è sola il sol de l'alma mia. Oh me infelice sovra ogni vivente! Sa l'universo, sanno gli elementi, san le ninfe e i pastor, sanno i bifolchi, san le fiere e gli augelli, e san le gregge che da tornare ha il sole e 'l giorno e quando; e sol io solo senza sole e senza alcun lume, di giorno in cieca notte vo brancolando: e non so quando o come mi ritorni a veder l'amato raggio. Ahi, lasso me dolente: or fosse almeno la notte mia tal notte, qual'è quella ch'al cader del suo sole al mondo sorge, ch'in quella dolce notte in ogni verso si posa in pace! Rive, prati e poggi valli, monti, campagne, selve e fonti han dolce requie, e i miseri mortali quetan le stanche membra e ogni affanno, ogni fatica, mandano in oblio. Ma non è tal la mia, che cieco e solo vo intorno errando. E non han pace o tregua gli occhi miei, non i piedi e non la lingua; no 'l pensir, no 'l desir, non i sospiri. E s'alcun è che turbi l'altrui pace, io son quel desso; che son sol colui che col continuo suon de' miei lamenti ho gi

Il babbo chiacchiera co' suoi bifolchi, bel matto! Ci trovo ben più sugo io a chiacchierare con te!... Andr

Tu l'hai ucciso! Vitupero a te, figlio di bifolchi! Non conosci i forti e i fedeli?... Oberto! Oberto! attendimi al tuo fianco!... Tu l'hai uccìso? E tu mi tradisci?... Oberto! Oberto! Noi due soli? E i nemici quanti saranno? Ah! quelli cui diemmo il passo! E Federigo perchè lasciò Imilda? Forse che tutto era gi

O fortunati, a cui 'l terren natìo è fermo seggio e certa sepoltura: fortunati bifolchi voi se 'l giorno i buoi giungete e col gravoso aratro sottosopra voltate i duri campi, non v'è negato almen tornar la sera a le capanne vostre, a i dolci alberghi, a le dilette vostre compagnie. Voi non arate il periglioso suolo del tempestoso mar: voi gli alti gioghi non varcate giammai de l'orrid'alpi; voi non bevete le straniere fonti. È 'l lungo cammin vostro a la cittade, a la citt

Quando cinto di raggi il capo biondo a noi ti mostri, fugge d'ogni intorno la cieca notte da l'ombrosa terra: e s'allegrano in piani, in poggi e in boschi le solitarie fiere, i vaghi augelli, e con gli armenti, pecore e bifolchi. Sorgi sol del mio sol sola sembianza.

Le voci diverse suonavano d'ogni parte intorno alla palazzina, valeva il cascinaio a far che quei bifolchi smettessero dal gridare selvaggio. Chè anzi alle due fanciulle da dentro, pareva girassero cercando modo di salire sulle finestre, E stavano strette l'una all'altra, aspettandosi ad ogni istante di vederli irrompere; quando cessò il vociare, e porgendo orecchio udirono la parola soave della zia Maria, che si volgeva alla fiera brigata da una finestra del primo piano. Costoro vedendo quel viso di donna cieca, dipinto di sicurt

Non sei in montagna qui, non sei in mezzo ai bifolchi, in mezzo a' tuoi villani!... Sei a Milano, fra persone come si deve! Poi, liberatosi il braccio ch'era diventato bianco, violetto ai polsi, fra le mani del Laner, gli disse di andar via subito: di andarla ad aspettare ai Giardini dinanzi al Museo.

Fecero alla morra chi dovesse cominciare: «Questo è giuoco da facchini, bifolchi e guardaporci», dice Giordano Bruno. Toccò a gettare i dadi per primo a Don Melchiorre, in secondo luogo a Re Baldassarre, in terzo all'autocrate d'Antibo. Il timido zoppo agitò per un bel pezzo i dadi nel cornetto, e finalmente li rovesciò pian pianino sul tavolo: fece tre e due.