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Asciutto di forme, col mento breve, i mustacchi biondi, i capelli scuri, il colorito acceso, Paolino Berlendi dava impressione d'un giovane energico e attivo; possedeva infatti un'anima risoluta, ma stava sfogando l'esuberanza giovanile in occupazioni tutte intime, alla caccia di donne; più tardi, secondo ciò che andava raccontando, si sarebbe dato all'agricoltura. È un'americana, egli aggiunse.

Le porto le notizie, continuò Nino d'Este, ed estrasse dalla tasca un giornale romano che consegnò a Paolino Berlendi. Ti ringrazio di quest'atto di fiducia, disse Paolino. Poco fa, Priùli sosteneva che io non so leggere. Ma fate presto! interruppe Fausta di Montegalda. Ecco qua: «Un'automobile sfasciata».... Mio Dio! esclamò la contessa Lombardi.

Ebbene, quando io la lasciai, ella mi confessò che era nata a Napoli, era sempre vissuta, a Napoli e solo da un anno si trovava a Parigi!... L'avresti riconosciuta per italiana, tu? Alla prima occhiata! dichiarò il Martellieri. «Non, mais, faudrait pas me mener en bateau, tu sais»? disse il Berlendi, mentre gli altri ridevano alla bizzarra espressione.

Egli riprese a giuocare scuotendo la testa fastidiosamente, ma ancora non potè raccogliere intorno al giuoco tutta l'attenzione che gli era necessaria. Dal crocchio nel quale si trovavano Nino d'Este, il Martellieri, Paolino Berlendi e altri giovanotti, gli veniva di tratto in tratto all'orecchio qualche frase che lo distraeva.

S'era fatta più bella, il suo corpo s'era invigorito e sul volto le si diffondeva un'espressione che non aveva mai avuta, quell'espressione di riposo che è propria di chi giunge a una meta dopo lunga guerra. Quando vide Filippo avvicinarsi, le sue labbra si schiusero a un placido sorriso. Si sposano? domandò il Berlendi che guardava la scena. Si sposano, confermò Fausta con voce secca.

Una risata clamorosa accolse la dichiarazione di Paolino Berlendi, il quale, senza badarvi, continuò: Certo, non nego che ci possano essere delle donne in Patagonia, ma non vengono a Venezia! E che c'entra l'Orenoco e che c'entra il mare dei Caraibi?... Alcuni giovanotti alle spalle di Paolino approvarono ridendo. La colpa è della tua inesattezza! rispose il Martellieri.

Tu hai detto che puoi riconoscere a occhio un'americana; e io ti ho detto che anche le donne della Patagonia sono americane. Le riconosceresti a occhio? Il Berlendi si strinse nelle spalle. Allora, egli disse, anche tu sei stato inesatto.

Storie, storie! dichiarò Paolino Berlendi. Piccolette e rotondette, o rigide e secche, le americane si vedono a un chilometro di distanza; hanno qualche cosa di speciale nella toilette, nel passo, nell'atteggiamento, nei modi, nei gesti, che non ti inganna mai. Dico bene? «Ça te botte»? No, nient'affatto, non mi calza niente affatto! esclamò Nino d'Este.

Erano gli uomini il conte Alvise Priùli, il conte Mercatelli, parecchi giovani, tra i quali il conte Paolino Berlendi. Paolino aveva enunziato anche in quei giorni che la donna americana si riconosce a occhio; aveva tenuto una scommessa, e aveva scambiato un'austriaca per un'americana. Se ne rideva ancora.

Paolino Berlendi si alzò di scatto, e calò un pugno sulla tavola.... Quella, quella, quella! interruppe. «Tu ne me fais pas crême, va»! Mi par di essere a scuola! Per americana, io intendo quella che si vede in Piazza San Marco, nelle sere di concerto!