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43 Lasciollo andar con sua licenza Carlo, ben che ne fu con tutta Francia mesto; ma finalmente non seppe negarlo, tanto gli parve il desiderio onesto. Vuol Dudon, vuol Guidone accompagnarlo; ma lo niega Rinaldo a quello e a questo. Lascia Parigi, e se ne va via solo, pien di sospiri e d'amoroso duolo.

BALIA. Tu non sai che cosa è mondo hai provato la dolcezza di amore, ché se l'assaggiassi una volta ti verrebbe ben voglia di tornarvi dell'altre. CINTIA. L'ho gustata tante volte che ne son stucco e pregno. BALIA. Hai fatta la faccia rossa e vergognosa come fusse una vergine. CINTIA. Potrebbe essere che la vergine l'avessi in corpo. BALIA. Lascia tanta vergogna, togli a un tratto la maschera.

S’io potessi ritrar come assonnaro li occhi spietati udendo di Siringa, li occhi a cui pur vegghiar costò caro; come pintor che con essempro pinga, disegnerei com’ io m’addormentai; ma qual vuol sia che l’assonnar ben finga. Però trascorro a quando mi svegliai, e dico ch’un splendor mi squarciò ’l velo del sonno, e un chiamar: «Surgi: che fai?».

Più d'un estero suol di canti degno Porse a mie luci attonite dolcezza, E alti pensieri mi parlò all'ingegno: Ma tu mi parli al cor con tenerezza, Qual madre che portommi infra sue braccia, E sul cui sen dormito ho in fanciullezza. Ben è ver che stampata ho breve traccia Teco, o Saluzzo, e il ch'io ti lasciai A noi gi

Alma del vero bel chiara sembianza, a cui non può far schermo riparo così gentil e cristallina stanza che non mostri di fuor l'altero e raro splender, che sol ne da ferma speranza del ben, ch'unqua non fura il tempo avaro: deh! fa, se morta m'hai, ch'in te rinnovi acciò di doppia morte il viver pruovi. Vat.

Come allora, oggi esclamo con affetto: Proteggi, o Carlo, la Lombarda terra, Ed ogn'Itala sponda, ed ogni petto, Ovunque ei sia, che preci a te disserra! Se germe è in noi di ben, rendil perfetto, All'opre vili insegnaci a far guerra, Veglia su noi qual padre, ed i tuoi figli Sprona e guida a vittoria infra i perigli! Bonum certamen certavi.

La più leggiadra ed anco la più disgraziata donna del Finaro, era ben degna di questo dono celeste, che è una stilla d'oblìo.

Il cavaliere scusava il duca, quantunque fosse ben lungi dall'amarlo; ma donna Livia sarebbe stata contenta di queste sue parole; non aveva ella detto voler credere don Francesco traviato soltanto da pregiudizii, spinto all'ingiustizia senza comprenderla?

, perchè no? rispose il signor commendatore, che andava infilzando parole per mo' d'esperimento, quasi volesse sincerarsi che era ben lui che parlava. Il guaio si è che non capisco nulla di ciò che mi è intervenuto stanotte... E pensava, frattanto, e cercava di cogliere il punto critico, la peripezia che c'era stata tra la sera e la notte, tra la sua vecchiaia e la sua giovinezza.

Farai lo simile de Cypri fina serai . Ben chel appari che in principio de questa nostra commissione ve comandemo che vui andag