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Il Governatore ricomparve, ravvolto in un caic bianchissimo, che gli scendeva dal turbante fino ai piedi. Lasciò le babbuccie gialle in un canto e sedette, coi piedi nudi, sopra una materassa, in mezzo al Ducali e all'Ambasciatore. Gli schiavi portarono vasi di latte e piatti di dolci, ed egli stesso, Ben-el-Abbassi, fece il e lo versò in bellissime tazzine di porcellana chinese, che il suo servo favorito, un giovane mulatto dal viso rabescato, portò in giro ad una ad una. Non si può dire la grazia e la dignit

Il passaggio durò parecchie ore, e via via che passava, la carovana si rimetteva in cammino. Quando gli ultimi cavalli furono sulla sponda sinistra, il governatore Ben-el-Abbassi rimontò in sella e raggiunse i suoi soldati sull'alto della riva opposta. Sul punto di partire, l'Ambasciatore e tutti noi alzammo la mano in segno di saluto.

La mattina seguente, al levar del sole, il governatore Ben-el-Abbassi si presentò all'ambasciatore per accompagnarlo fino ai confini della sua provincia. Appena discesi dall'altopiano dell'accampamento, ci si spiegò dinanzi agli occhi l'orizzonte immenso della pianura del Sebù.

S'attraversarono due o tre cortiletti chiusi fra quattro muri nudi, e s'entrò in un giardino, sul quale s'apriva la porta principale della casa di Ben-el-Abbassi: una casetta bianca, senza finestre, silenziosa come un convento. Il governatore era scomparso. Alcuni schiavi mulatti ci fecero entrare in una piccola stanza a terreno, pure bianca, senz'altra apertura che la porta principale, e una porticina in un angolo. V'erano due alcove, tre materasse bianche stese sul pavimento a musaico e qualche cuscino ricamato. Era la prima volta che riposavamo fra quattro pareti dopo la nostra partenza da Tangeri! Ci sdraiammo voluttuosamente nelle alcove e stemmo aspettando con viva curiosit

Il pranzo fu rallegrato da una visita di Ben-el-Abbassi, e la notte funestata da una spaventosa invasione d'insetti.