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Ti sembra, ch'io possa voler far del male a te o a chicchessia?» «Signora... Io.... Lei.... Come quirispose la Rosmunda, non ancor del tutto rassicurata, ma vergognandosi d'avere avuto paura. La paura non era nelle abitudini de' membri di quella dinastia. «Son la tua santola, sai! sono la fata Scarabocchiona; quella, che ti ha tenuta sul fonte battesimale....» «E la vecchierella

Nullameno, esso è tenuto a rendere il debito al coniuge che lo richiede, ma questi avrebbe perduto il diritto di chiederlo, qualora, consigliando o esortando, fosse stato la causa per cui l'altro battezzò o tenne al fonte battesimale la prole.

Giovanni si volgeva un poco, qualche volta, a quei bisbigli, con un atto benigno in cui si mostrava tutta l'ineffabile tenerezza senile verso i fanciulli traboccante da quel gran cuore di avo abbandonato. Raymunde, vis baptizari? domandò il ministro. Volo rispose il patrino, ripetendo la parola suggerita. Il chierico presentò il bacile d'argento ove luccicava l'acqua battesimale.

Uomini, non siete creati, no, per soffrire; nulla fu fatto nell'ora di tristezza e per la tristezza; tutto fu fatto per il gaudio eterno. Il dolore è transitorio (voi soli ne eternate l'esistenza con la vostra paura); la gioia è eterna. Ecco il vero peccato originale, ecco il solo fonte battesimale. Vili! Paurosi! Poltroni! Incerti! Ritardatari! Passate la macchia! SE CREDETE CHE SIA PROFONDO CI

Impastata, se così può dirsi, di bellezza e di fiele, per modo che l'interno umore spandendosi sul volto gli conferiva un'aria antipatica, e per contro la bellezza delle forme faceva a molti dimenticare di chieder novelle dell'anima, la signora Perrotti Maria Aurelia al fonte battesimale, era una delle più eleganti dame di Genova, e delle più reputate eziandio.

III. Quegli che, durante il matrimonio, battezza o tiene al fonte battesimale la propria prole o la prole del suo coniuge, contrae l'impedimento della parentela spirituale. Così statuisce un Decreto, caus. 30, 9, 1. can. ai conf. e le Decretali, l, 4. tit. 11 c. 2.

Finalmente, un anno circa dopo le nozze, nasceva, non un maschio, ma la mia cara bimba, che il reverendissimo Monsignor Canonico Don Giuseppe Carletti teneva al sacro fonte battesimale, imponendole il nome di Giuseppina. Tutti dicevano che era belloccia, a me pareva un angelo addirittura, e non mi saziava mai di guardarla, compiacendomi con mia moglie di tanta delizia.

Qualcuno ha detto: Davanti a una bell'opera d'arte io ammiro come un bruto. Probabilmente questo è il miglior modo di ammirare. Sentirsi compenetrare dall'intimo senso della bellezza, da non aver tempo di ragionare o di sofisticare, è anche la più alta prova del valore di un'opera d'arte. Ma è difficile mantenere immacolata questa specie d'innocenza battesimale del senso estetico. Lo spirito umano ha bisogno di variare le sue impressioni; così alla sua ammirazione da bruto segue sempre l'ammirazione che ragiona o che pretende ragionare. C'è qualcosa del fanciullo in noi, che permane non ostante l'et

Luisa Cima, in questa storia di amore, è la tradita. Chérie non è un nome, naturalmente, è un soprannome. Nessuno sa troppo bene come Chérie si sia chiamata, al fonte battesimale e quale cognome ella porti, sui registri dello stato civile. Forse, a furia di udirsi chiamare Chérie, ella stessa ha dimenticato il suo vero nome.

Quegli che ignora la prole ch'egli battezza o tiene al fonte battesimale sia sua o del suo coniuge, non perde il diritto di chiedere il debito coniugale, perchè non è reo di alcuna colpa: se poi, sapendo che la prole è sua o del suo coniuge, ignora però la proibizione della Chiesa, è pure probabile che non incorra perciò in alcuna pena.