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Erano nella biblioteca, nella quale il Salapolli si teneva al riparo dalla babele del secondo piano; e accarezzando la barbetta aguzza, osservava Bruno, dicendosi che smagriva e impallidiva e che doveva aver qualche nuovo demonio in cuore.

Il Lenzi e il Bissi erano due bei giovani: l'uno, biondo, con folti baffi e occhi cilestri, svelto della persona, di modi signorili, che l'accuratezza del vestire faceva spiccare meglio; l'altro, bruno, con occhi nerissimi, vivacissimi, barbetta fina, appuntata, baffetti un po' radi e capelli densi, tagliati a spazzola, sui quali il cappello a larghe tese non era mai calcato, quasi pesasse troppo e impacciasse la spaziosa fronte dentro cui si agitavano tante e tante cose sogni d'arte e lieti fantasmi di avvenire.

Allora, dietro una specie di paravento, venne fuori un omarino mezzo spelato e con barbetta caprina, il quale subito si rivelava come appartenente alla nobile, antica classe degli scrivani, che le macchine da scrivere e le dattilografe vanno distruggendo in modo spietato. Pareva abituato a questa specie di cicloni familiari, perchè si mise senz'altro a raccogliere le carte e i libri.

Quella sera al teatro Scalvoni e Barbetta si rappresentava una grandiosa tragedia-ballo in venti atti e sessantotto quadri, intitolata la Caduta di un Gran Proposto, ossia il tremendo verdetto della Giustizia divina per opera d'uno specillo galvanico. Verso le ore sette, una ondata di oltre cinquantamila spettatori irrompeva nel gran teatro popolare.

Mario rideva e diceva: Era troppo bello con quel naso a punta e con quella barbetta; non ho saputo resistere alla tentazione di disegnarlo. Pensi, soggiunse il professore, che egli m'ha chiesto che cosa facesse colla matita il signorino.

Verso la fine della seduta, il Martucci domanda al suo cicerone: Mi farebbe proprio un gran favore, se avesse la compiacenza di mostrarmi il duca di Sandonato. Vedi quell'omino con la barbetta nera? dice il cicerone, indicando la figura sparuta dell'on. Barazzuoli, soprannominato Agonia; ebbene: quello è il duca di Sandonato.

L'occhio alla musica, la sinistra alle chiavi o alle corde, la destra alla pancia dello strumento, ecco comincia il rinforzato; le scale si fan sempre più lunghe, più buie, più cromatiche e obbligano Napoleone Barbetta a scendere in cantina a prendere una nota grossa e pesante per riportarla su su, assottigliandola, fino alle chiavi.

Il signor Massa, giornalista, disse accennando un giovinotto pallido, con le scarpine lucide e l'aria spavalda, il signor Caruso, giornalista pure aggiunse accennando un omaccione grasso, dallo spiccato tipo meridionale con le lenti sul naso e una barbetta rada sulle guance butterate dal vaiuolo.

Poi si tirò pensoso la barbetta, recente e non riuscitissima, che aveva coltivato sul mento fuggente. Allora, indovino, disse George, coll'intercalare americano, indovino che bisogner

Lo scarmo viso fatto più pallido dal poc'anzi concepito spavento, la barbetta ed i capegli incolti, una zimaraccia nera che, sdruscita e rattoppata in più luoghi, sembrava scritta d'arabiche cifre, davano a Maestro Lucio il vero aspetto d'un negromante, e pareva che non gli mancasse che la magica bacchetta con cui toccando quel gran libro che gli stava allato far nascere incanti e prodigii. E ben può dirsi che a Falco passassero somiglianti idee pel capo, poichè appena si fu col