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La vita che ne dica la ballata corre più presto dei morti.

Così parlava il travagliato, alternando la vicenda del dolore e della gioia, allorchè la natura lo sovvenne con la stanchezza, e il bisogno del riposo lo costrinse a sedersi. Le sue labbra presero ad articolare le note di una mesta ballata, e la mente seguace dell'armonia si deliziò nei concenti divini, nati e custoditi sotto il cielo d'Italia.

Perchè questa improvvisa risoluzione, effettuata proprio appena combinato il matrimonio di donna Maria, darebbe luogo a strani commenti, s'indovinerebbe il vero; ed io non voglio che una mia sorella divenga soggetto ad una ballata sentimentale. E con indifferenza, tratto dalla cintura il suo pugnale, si mise ad esaminarlo facendovi passar sopra le dita. Donna Livia era abituata a que' suoi modi.

L'unica noia un po' grossa era quella di mettere in ordine le carte, che ingombravano il tavolino e i cassetti del conte. Sul tavolino, per esempio, c'erano alcuni fogli pieni di versi e di cancellature; il principio di una ballata, che portava un bel titolo, scritto a grossi caratteri: La Ninfa del Lago. Che? disse Aminta. Scrivevi dei versi?

Fiordaliso, che non sapeva di avere così numeroso ed attento uditorio, ma che non pensava a rallegrare altri orecchi fuor quelli dalla divina Giovanna, così proseguì la ballata:

Il crepuscolo ci avvolgeva in un manto cenerognolo, passandoci nell'animo il presentimento d'un gran riposo, nella casetta bianca e ilare che ci aspettava a poca distanza; pareva aleggiassero le sforate d'una ballata di Göthe fra i rami dei pini, inclinati in uno stormir discreto. Non v'era altro che pace, all'intorno, e ombra, e mitissimo grado di calore.

E l'antica ballata del Sire de Créquy, riferita in parte dal RATHERY (Moniteur del 26 agosto 1853) e citata dal PUYMAIGRE (Chants ecc., I, p. 64):

Viva Antonio Casanova e l'abolizione della moneta! Viva l'equilibrio sociale! E cantando una gaia ballata, l'auriga fece risalire la volante, che andò a smarrirsi nelle brume vespertine. Il tumulto cresceva nell'agro. Ai ribelli si aggiungevano i curiosi; pochi atti di violenza si commettevano, ma lo strepito saliva alle stelle.

E questa non si fece attender molto, poichè, dopo un altro arpeggio più cupo del primo, e con voce più stridula, il cantore di Aporèma venne alla seconda parte della ballata. Il vecchio di lassù tenne la fede, Perchè sillaba sua non si cancella, E l’uom felice in potest

[Nota 9: In una ballata rumena, che insieme col dotto amico mio prof. S. FRIEDMANN tradussi dalla nota raccolta di B. ALECSANDRI (Poesit populare ale Romanilor, Bucuresci, 1866), Bogdan,