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Foglia al ramo caduta, occulta lacrima, L’ultima speme dal suo cor s’invola; O nidi, o fiori, o baci, o culle nivee, Vi celate.

Ritornò da Ugo, lo fece rifocillare, lo animò tutto, gli domandò: Ugo, sei pronto? A tutto, purchè tu mi baci! rispose Ugo. Ancora e sempre. Ora mi trovo saldissimo. Dunque decidi di me.

Sente! sente! ripetè il dottore ad Antonietta. La ragazza non poteva rattenersi: voleva entrar di forza nella stanza, saltare al collo de' suoi vecchi; colmarli di baci, di carezze: inginocchiarsi dinanzi a loro. Il Brinda e Roberto, a un cenno del dottore, avevano dovuto avvicinarsele e l'avevano presa ciascuno per una mano.

Quale amarezza in fondo ai nostri baci! Un'amarezza; non dolore, non uggia irreverente; una delusione fisica e morale, pesantissima, che avrebbe rotto in lacrime, se tal linguaggio di sentimento ci fosse stato possibile.

GERASTO. Fermati, che vo' darti una buona nuova. ESSANDRO. È qualche veste questa nuova che volete darmi? GERASTO. Dico, novella la piú lieta che avesti avuto giamai. ESSANDRO. Ditela, che mi sentiva prorir l'orecchia per ascoltarne alcuna. GERASTO. Son certo che te la raspará, perché ti sará grata. Ma vo' duo baci per mancia, che mi sento prorir le labra. ESSANDRO. Ditela, ché poi ve li darò.

Ella era caduta in ginocchio accanto al letto, aveva presa la sua mano fredda e sbiancata, stringendola fra le sue, coprendola di baci fra i singhiozzi che le spezzavano le parole. Andrea!... Andrea mio!... Che hai fatto!... Andrea mio!... Oh, Signore!... piet

Gemeano tutti intorno allo sfortunato, e si iteravano intanto i dolorosi complessi e le parole e i baci, ed era una mestizia, un lamento che ti cercava il cuore.

Ella le si gettò al capezzale e lo coprì di baci e di benedizioni, e volgendosi improvvisamente al Lautrec; Questo vostro figliuolo vivr

Ma più beato chi del cor dirige I dolci incanti a suscitar le larve Delle remote o spente illusioni, A richiamare i tramontati giorni Nella veste raggiante e sa dei morti Baci evocar le timide fragranze, Come allor che la vita altro non era Che un fior di più nel semplice giardino Di giovinezza.

Lasciamole amare a modo loro; diss'egli; chi ama non vuol testimoni. Gisella sorrideva, socchiudendo i grandi occhi d'indaco e sprigionandone lampi «di faville d'oro» come avrebbe detto il Chiabrera; quindi arrovesciata la bionda testa sull'omero, porgeva la bianca gola ai baci del suo sgridatore, per cui era tanto lieta, tanto superba di esser bella.