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Nancy, seduta melanconicamente in una vecchia poltrona verde, sospirò: Anne-Marie sta poco bene. Ho paura che le minacci la rosolìa. E si chinò a baciare la fronte accaldata della sua bambina, che, in piedi accanto a lei, si divertiva a strappare, con languida mano febbricitante, l'imbottitura della poltrona. Pare che la Settima Avenue ne sia piena.

Soltanto dopo una mezz'ora all'angolo della 22^a strada e dell'ottava Avenue, scoprii, sulla soglia di una porta, un povero ragazzo irlandese col viso paonazzo, che, in attitudine sospetta, celava sotto la giacca la sua scatola di lustrascarpe. Mi accostai a quel povero ribelle e gli chiesi se aveva il coraggio di violare la legge.

Ma Anne-Marie voltò via la faccia e non volle essere baciata. Bel tipo! disse Peg, un poco offesa, dopo un altro vano tentativo di baciare Anne-Marie, che teneva nascosto il viso nelle mani. Non le piacciono gli addii, spiegò Nancy. E, per consolare Peg, l'abbracciò affettuosamente, rammentandole la sua promessa di venire a trovarle. Arrivederci presto a Lexington Avenue!

E proprio in quel momento qualcuno bussò; ed era la ragazza che stava vicino, che veniva a far visita, e portava un orso di cioccolatte per Anne-Marie. Il suo nome era Peg. Allora Peg raccontò che lavorava da un parrucchiere nella Madison Avenue. Faccio specialmente la manicure. Aggiusto le unghie, le rendo rosse e lucide che paiono rubini.

Poi, finalmente, la Settima Avenue una via tranquilla, squallida, senza treni traversata da altre strade tranquille e squallide, dove v'erano meno bambini strillanti e meno negozi sporchi, ma delle file di case scialbe e repellenti, dei «boarding-houses», dove alloggiano gli infelici, gli stranieri, la gente senza casa, i naufraghi della vita.

Perchè è la Gran Bretagna? chiedeva Anne-Marie distratta, guardando fuori dalla finestra. E Fräulein, molto depressa, diceva a Nancy: No, no. La tua figlia non è niente affatto un genio. Un giorno George e Peg vennero a trovar Nancy nella pensione di Lexington Avenue. Condussero con loro anche il signor Markowski, timido e unto, col suo violino.

Ma Anne-Marie era la creatura del suo ambiente. Anne-Marie metteva degli abiti foggiati e cuciti da Minna; e portava in testa un piccolo e piatto cappello rosa che pareva un coperchietto. Anne-Marie aveva parlato italiano come una principessina di Toscana; ma il suo inglese, imparato dai tedesco-americani della Settima Avenue e dell'82.ma Strada, era un idioma orrido e grottesco.

Ciò avvenne forse ai tempi D'Omero e di Valmichi... Quella era un'altra Nancy. Questa Nancy trascinò i stanchi passi per ore ed ore traverso strade dritte e terribili chiamate «Avenue», con un lugubre marito da un lato, e una bimbetta piagnucolante dall'altro.

Due rudi colpi battuti alla porta la fecero sobbalzare. Era il postino con una lettera per lei. Da Aldo? No. Veniva dall'Inghilterra, ed era per «Miss Brown». Nancy richiamò il solenne postino e gli diede mezzo dollaro. Grazie. Sissignora. Va bene. Tutte le lettere, anche per Miss Brown, a Lexington Avenue? Sissignora. Sar

E a ricevere anche te, mia Nancy, e la tua bambina, disse Fräulein, cercando un posto asciutto nel fazzoletto dagli orli rosa. Verrete a stare con me. Oh, ~meine kleine~ Nancy! Il nostro piccolo Genio! E cosa ne è della Poesia?... La settimana seguente Fräulein Müller lasciò Lexington Avenue per prendere possesso del suo «Gartenhaus», come chiamava la casetta a Staten Island.