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Il tavolino, il tavolino di mogano per la busta cilestrina! C'è quello piccolo, dorato. Il capocomico. Va bene, prenda quello! Il padre. Una specchiera. La figliastra. E il paravento! Un paravento, mi raccomando: se no, come faccio? Il direttore di scena. Sissignora, paraventi ne abbiamo tanti, non dubiti. Poi qualche attaccapanni, è vero? La figliastra. , molti, molti!

Camera modesta, quasi povera, in disordine. Poche suppellettili tra cui un attaccapanni, una tavola, uno stipetto basso, seggiole stranamente diverse. Sull’attaccapanni, soltanto una sottana bianca. Sulla tavola, un tovagliolo mezzo aggrovigliato e alcune bucce di frutta. Sopra una seggiola, un paio di stivalettini attillati.

Aveva mangiato copiosamente, solo ad un tavolino dell'ampia sala bislunga, nella quale gli avventori rumoreggiavano, e i camerieri in giacchetta nera e cravatta bianca mutavano correndo i piatti sporchi coi piatti pieni, fra l'incrociarsi degli ordini e il vocìo saliente delle conversazioni. Parecchie donne della piccola borghesia pranzavano in cappellino, colle mantiglie ripiegate sul dossale delle sedie, perchè gli attaccapanni delle pareti erano gi

A Genova, come in molti luoghi, si fa di cappello ai milioni, anche quando non abbiano altre virtù che li rincalzino; ma a Genova, più che altrove, si fa di cappello al titolo di marchese, e a tutti i privilegi della nascita, non badando se siano posti su d'un uomo da nulla, come il mantello o la giubba sulle smilze grucce d'un attaccapanni.

Allegria degli echi turbati da una singolare mandolinata. Sono i miei bombardamenti che vogliono invitare gli austriaci alla prossima danza. Eccoli sotto di noi. I due primi grattano disperatamente due mandolini, due altri li seguono battendo a gomitate e a calci delle latte di benzina. Dietro viene sculettando e sgambettando il violoncellista. Ha per violoncello un lungo attaccapanni di ferro.

Presso al letto è una teletta con la sua tavola di marmo e lo specchio. Sono sulla teletta i pettini, la scatola della cipria e un busto cilestrino. Presso al «comò» è una frusta da cocchiere; per terra una cavezza di cuoio. A un attaccapanni un cappello da cocchiere, a cilindro, e due sottane. Nel mezzo della camera una tavola.

Tu predichi così bene in quella cuffietta che è peccato non far dei peccati. E del tuo conte Lolò che n'hai fatto? chiese Flora, Dove l'hai fatto fare questo elegante attaccapanni? Don Andreino è il più impeccabile degli elegantissimi di Milano. È lui che da il tono alla moda. È per questo che porta quel corvattone verde e crespo come l'indìvia? È l'ultima parola di Parigi.

Gli Attori rideranno. Il padre. Oh nulla, posarli per un momento su questi attaccapanni. E qualcuna dovrebbe essere così gentile di levarsi anche il mantello. Anche il mantello? E poi? Dev'esser matto! Ma perché? Il mantello soltanto? Il padre. Per appenderli, un momentino... Mi facciano questa grazia. Vogliono?

Giunto a casa, depose le provviste in cucina, poi salì finchè c'erano scale, alle soffitte dove i padroni gli avevano assegnata una camera. C'erano parecchi usci sul pianerottolo, ed uno era socchiuso. Prima di aprire il suo, il cuoco spinse quello, ed entrò. Era una camera lunga e stretta, coll'ingresso ad un capo ed una finestrella all'altro. Pareva un omnibus. Contro la parete destra, accanto all'uscio, c'era un lettuccio poco più largo appunto del sedile di un omnibus; nella parete di contro c'era il camino, ed ai due lati del camino, un cassettone ed un armadio nel muro per le stoviglie, la pentola, il secchio, la mestola e tutti gli arnesi da cucina. Ai piedi del letto si rizzava l'asta d'un attaccapanni mobile, le cui gruccie scomparivano sotto un carico di vestiti, coperti tutt'in giro da una vecchia gonnella scolorita, stretta in alto da un cordone passato in una guaina, e ricadente giù molle come un ombrello senza stecche, che dava a quel mobile economico un'apparenza misteriosa. Sembrava un trabicolo, sembrava una incubatrice per i bachi, e, pel momento, la sua rotondit