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Paolina, con le braccia nude fino al gomito, le mani gonfie, arrossate, la fronte velata da ciocche di capelli molli di sudore, non assomigliava più alla gentile signorina, che l'avvocato Zaeli chiamava suo dolce amore.

Io non m'impongo a te, disse Diana, che sempre più in quel punto assomigliava alla principessa. Tu mi hai perseguitato un tempo con le tue occhiate, le tue proteste d'amore, le tue promesse.... Io ti ho dato il mio cuore, ma son pronta a ritogliertelo. Se, in breve, tu non hai fatto questa domanda di matrimonio, cesser

La sua testa, su la fronte un po' calva, andava non so se ornata, o deturpata, da radi capelli rossi e distesi, ognuno dei quali pareva sorgere a bello studio in diversa direzione dal suo vicino, offrendo in tutto la immagine di quel capo che un moderno poeta con tanta evidenza di espressione assomigliava «Ad un campo di biada gi

Uno solo, l'ultimo dei Trebeschi, Giacomino, alto, sottile, elegante, era un bel ragazzo, col naso diritto e il mento aristocratico: tutti dicevano, per spiegarci tale anomalia, che Giacomino assomigliava alla mamma.

Quando ebbero passato l'uscio tutti e tre, il pittore volle ridere rumorosamente, ma quel rumore poco assomigliava all'ilarit

La gente del quartiere non sembrava interessata di una «catena» che indubbiamente assomigliava alle altre degli altri giorni. Le donne rimanevano sedute in terra, dinanzi la porta delle loro abitazioni o sul gradino all'entrata dei loro negozi, e gli uomini, in manica di camicia, continuavano a pipare e a chiacchierare tra di loro senza degnarci di un'occhiata.

La plebe naturalmente supponeva senno, valore e prudenza nei favoriti dal principe, il contrario negli altri: sberretteva i primi, assomigliava gli ultimi a patarini e scomunicati; e tenuta indietro dal ceffo arcigno del tedesco Sfolcada Melik, capitano alla guardia del corpo di Luchino, sbirciando sott'occhio quel muso baffuto, gridava: Viva il Visconti, viva il biscione

Uno dei due barboni, il più ilare, il più bianco, lo chiamavo Ani-kaine (buon augurio). Scing-tscie (perfetto) era il nome dell'altro. Chiamava il can bassetto Buddha, perché realmente quando stava in riposo assomigliava all'idolo del nume per la pingue serenit