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FILOCRATE solo, FRONESIA. FILOCRATE. Di quanto amaro, Amor, temprasti il mele! di quanto assenzio che, per farmi al mondo unico esempio d'ogni sventurato, gustar mi festi! Ahi! Qual veleno e tòsco nel core i dolci frutti recato hanno! Di quanto fel, di quanto acerbo ed acro opprimen l'alma! Oimè, lasso!

Dietro di con spranghe e con uncini di ferro asserragliandola, gli Amanti stanchi del mondo e de’ suoi vani incanti la sbarrarono un contro i destini. Stanchi del mondo e sol di beati, l’un sul labbro dell’altra, il verde assenzio bevvero dell’esilio e del silenzio, ne l’immemore gaudio avviticchiati.

No, padre mio; non sono tanto ricco da far limosine; lezioni particolari non ne prendo, e i libri non li pago. Sentiamo dunque dove va il tuo denaro. Ecco, cinquanta centesimi tra assenzio e caffè.... Voi vedete che non è molto! poi, trenta centesimi di sigari, venti di giornali; tutto sommato, è una lira. E il pranzo, manigoldo? E la cena, e le male spese?

Con quella gente, e sotto il lampo di quelle olimpiche ciglia, come fare altrimenti? Posso offrirle un assenzio? O ama meglio una tazza di caffè? Grazie; prenderò l'assenzio; rispose l'Ariberti, desideroso di mettersi subito all'altezza del personaggio. Ehi, bottega! Tre bicchieri all'assenzio! ripigliò il Priore, volgendosi al tavoleggiante. E adesso, la prego, si accomodi.

Pianger perchè? se mia fortuna piangi, Giusto non sei, pio, Che tutta nel morir recai finita La gioia di mia vita. Pianger perchè? se il mal che mi fu tolto Piangi, ed accusi Iddio Se per assenzio mi fu dato miele, Il piangere è crudele. Pianger perchè? se questo pianto amaro, Ch'ora ti solca il viso, Non proverò giammai, non è pietosa Invidiabil cosa?

Il mio amico pittore artista molto delicato e fine, ma pur troppo, oramai fallito per la gloria si trovava in quell'ora del pomeriggio nel suo stato abituale di saturazione lucida di assenzio. Niente affatto «andiamo oltre», rimaniamo qui. Contempla soprattutto quella signora. Ti pare bella, o no? , bella, ma andiamo oltre.

Avevamo al collo grevi stole di noia, e curvi stavamo come vecchi preti, stanchi, assai stanchi di far sacrifici al nostro idolo antico!... Oh! i brividi delle nostre braccia che sollevavano, fra dita malferme, verso il soffitto coppe funeree: assenzio o rhum! E brillavano, fantasmagoriche, le bevande, sgranando l'ombra loro e il loro fosforo prima d'assolvere i nostri rimorsi!...

È proprio necessario ubbriacarsi di vino o di assenzio, per scrivere dei buoni libri? Ad ogni mutamento di ministero si produce in Italia una straordinaria eruzione di vespe, di commendatori e di cavallette. Non vi è uomo tanto perverso, il quale non abbia in qualche cosa di retto; non foss'altro, l'intestino.

La signora, infatti, volgendosi a caso verso di noi, ci aveva scorti: aveva fatto un impercettibile segno di spiacevole sorpresa e poco dopo la automobile si allontanava per il viale del Parco. L'amico pittore continuò: Ci credi ora? Vuoi sapere la storia? Vuoi venire a casa mia a vedere i documenti? no? Bene, paga un assenzio e ti racconto la storia inverosimile. Essa è fatta di niente.